TRA MEMORIA E RESISTENZA
Post: Karen
Edit: Laura O.G.
Traduzione: Sophie
Edit traduzione: Giuli
Grafica: Roberta
“In un giorno come questo ma del 1492, i nativi del nostro continente scoprirono: che erano indigeni, che vivevano in America, che erano nudi, che dovevano obbedienza ad un re e una regina di un altro mondo, che c’erano un Dio e un Cielo”.
Eduardo Galeano
Da più di cinque secoli in una dozzina di paesi e in due continenti, il 12 ottobre si marcia per strada.
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Quale sia la natura di questa marcia dipende dall’impegno verso la memoria collettiva portata avanti, di generazione in generazione, in ogni nazione.
ORIGINE
Conosciuto comunemente come “Columbus Day” e “Día de la Hispanidad”, il 12 ottobre ha cominciato a celebrarsi in diversi paesi dalla fine del XIX secolo, ma quali sono le ragioni che hanno portato all’istituzione di questa festività? A quale memoria è legata e perchè?
A distanza di circa 400 anni dall’arrivo accidentale di Cristoforo Colombo (navigatore italiano finanziato dalla corona spagnola) nel continente che conosciamo come America, ma che è la terra di Abya Yala (terra viva, terra matura e in piena fertilità), le colonie europee si erano oramai stanziate stabilmente, a tal punto da costituire una festività che potesse celebrare il primo giorno del “contatto tra i due mondi”.
Era il 1892 quando in Spagna si decise di istituire come festa nazionale “la scoperta del continente americano”, estendendo la ricorrenza alle colonie di Abya Yala.
Con il tempo la celebrazione è andata modificandosi senza perdere però l’evidente matrice coloniale con la recentissima modifica risalente al 1987 in cui si definì “ l’inizio di un’espansione della lingua e cultura spagnola nel continente Americano” denominato così “Día de la Hispanidad” (giorno della ispanità).
PRIMA DEL CONTATTO
Ricordiamo però che prima dell’arrivo dei coloni le popolazioni native del continente potevano vantare circa 3 milioni di Taino nei Caraibi, circa 7 milioni tra Apache, Comanche… nel nord, 30 milioni nell‘Impero Azteco nel centro e 33 milioni nell’Impero Inca nelle terre del sud; per una somma totale di 73 milioni di persone. Questo almeno fino alla “grande scoperta”, a cui seguirono il contagio di malattie estranee alle popolazioni del continente tra cui sifilide, difterite, malaria, lebbra, varicella e tubercolosi, che decimarono gran parte della popolazione, la cui sopravvivenza venne ricompensata con stupri e schiavitù.
Fu così che al “contatto tra due mondi” sopravvissero 3,6 milioni di indigen3/nativ3 discendent3 dai popoli originari, che prima delle varie epidemie avevano sempre vinto in battaglia contro gli invasori.
Per sopperire alla mancanza di manodopera dovuta allo sterminio, i governi europei progettarono un sistema di sequestro e costrizione in schiavitù di milioni di persone del continente africano.
LA RESISTENZA
In risposta alla violenza de3 colonizzator3 nativ3 e afrodiscendenti non smisero mai di cercare la libertà.
Ne è un esempio “El reino de los Zambos de Esmeraldas”, chiamato così in modo dispregiativo dagli spagnoli che vedevano nell’unione di Nativ3 e Afrodiscendent3 una minaccia da contrastare.
La regione, situata nell’attuale Ecuador, raggiunse l’indipendenza dalla corona spagnola nel 1555 guidata da Alonso de Illescas (nome preso dal suo schiavista), un uomo afrodiscendente riuscito a scappare assieme a 17 uomini e 6 donne sopravvissut3 al naufragio della nave che l3 trasportava, riuscirono a nuotare fino alla costa dove si stanziarono assieme alle popolazioni locali, con le quali si unirono alla lotta per l’autonomia e la libertà.
Andres Sanchez Galque (pittore nativo)
IL MITO DEL MESTIZAJE
Per contrastare i fuochi della resistenza sparsi in tutto il continente, gli invasori rafforzarono un sistema coloniale di ispanità imposta a Nativ3 e African3, forgiato nella distruzione della memoria ancestrale assieme a cancellazioni linguistiche, culturali e religiose.
Si predispose inoltre un sistema di stratificazione gerarchica volta al raggiungimento della bianchezza, ma solo la discendenza spagnola bianca e bianco-mista di pelle chiara potè accedere a ruoli di potere e ricchezze, ottenuti attraverso lo sfruttamento dei corpi marroni, neri e misti.
Così per impedire rivendicazioni sociali, si istituì un sistema gerarchico basato sul colorismo per raggiungere il cosiddetto “miglioramento della razza” chiamato anche mestizaje, un mito istituito per far credere alle persone native, nere e marroni appartenenti alle classi meno abbienti che dignità, rispetto e diritti sarebbero stati concessi con la sola dimostrazione di avere un po’ di sangue spagnolo; un’ideologia razzista e coloniale che persiste tutt’ora nel tessuto sociale.
MESTIZAJE DOPO LA RESISTENZA
Nella seconda metà del XIX secolo, la resistenza portò all’autonomia nei territori di Abya Yala. Durante le guerre d’indipendenza, gran parte del sangue fu versato dai corpi razzializzati, ma questo non cambiò le cose: alla chiusura dei ponti con la corona spagnola la sua discendenza aristocratica bianca stanziatasi nel continente conservò la detenzione del potere. La schiavitù venne abolita per sostituirsi con manodopera a basso costo sostenuta da fame e sfruttamento: così il colonialismo persistette spacciandosi per libertà.
Ma la resistenza non si è fatta solo con le guerre. L’ eredità più grande si è preservata con il passaggio dei saperi ancestrali e delle memorie che l3 antenat3 ci hanno lasciato affinché col tempo si potesse reimparare ad amarci per riconoscere e dire ad alta voce che quando milioni di persone scompaiono dalla faccia della terra ciò che si sta celebrando non è un incontro tra due mondi, è un genocidio.
COLUMBUS DAY
“Le statue parlano sempre di chi le ha erette”
Marco Avilés, giornalista peruviano.
Così la storia ci insegna che, nel momento in cui le tragedie cominciano a essere chiamate per nome, cadono statue.
BARRANQUILLA, COLOMBIA
Al momento di erigere i monumenti, non è consuetudine l’ascolto delle comunità razializzate, native e afrodiscendenti da parte dei governi bianco-misti del continente.
Definita da molte testate giornalistiche “febbre”, la memoria risvegliata a colpi di martello ha portato sulla pubblica piazza la messa in discussione del retaggio di morte, fame e violenza, mettendo il punto su una verità che le istituzioni, i libri di storia e le narrazioni eurocentriche avevano voluto ignorare.
Così il bersagliamento di questi fantasmi di pietra, come la scultura di Baquedano a Santiago (Chile), di Colombo a Città del Messico e di molti altri, non ha potuto che ripetersi in tutto il continente per dimostrare che il martello e le bandiere sono solo una premessa dell’urlo nativo e afrodiscendente che annuncia che siamo qui, da sempre, non ce ne siamo andati, non ce ne andremo e se ce ne sarà bisogno il colpo di martello sarà qui per ricordartelo.
DA CELEBRAZIONE COLONIALE A GIORNATA DELLA RESISTENZA
Si è cominciato così un processo di cambiamento singolare per ogni paese di Abya Yala, dove il “giorno dell’ ispanità” ha assunto con il tempo significati e nomi più decoloniali, come “Giornata della pluriculturalità e plurinazionalità” in Ecuador e Republica Dominicana, le cui istituzioni continuano a preferire la celebrazione della diversità etnica del paese, senza però prendere una posizione più chiara come si è fatto invece nello Stato Plurinazionale della Bolivia con l’istituzionalizzazione nel 2011 della “Giornata della decolonizzazione”, con l’augurio di seguire un giorno l’esempio di Guatemala, Nicaragua, Perù e Venezuela con la “Giornata della dignità e resistenza indigena, nera e popolare”.
Permane però l’evidente mancanza di messa in discussione da parte del governo e della società spagnola che attraverso la parata militare per la “celebrazione dell’inizio di un processo di proiezione linguistica e culturale al di là dei confini europei” mostra al mondo la mancata tendenza verso un confronto con il proprio passato coloniale e genocida.
NATIONAL HISPANIC AMERICAN MONTH
Dove mancano le risposte non mancano però le contraddizioni, come l’Hispanic Month, celebrato dal 15 settembre fino al 15 ottobre, ironicamente poco dopo la giornata del Columbus Day, ora Giornata della Resistenza.
La ricorrenza è volta a ricordare i contributi e l’influenza della comunità latina alla storia degli Stati Uniti.
Il gruppo etnico chiamato latino/ispanico, in riferimento alla lingua imposta dai colonizzatori nel paese d’origine; negli attuali Stati Uniti, hanno subito a loro volta secoli di persecuzioni di matrice razzista, xenofoba e coloniale per via della loro discendenza che in molti casi è nativa, afro e/o mista.
Ed è questa discendenza che per via di un passato terribile si è vista privata della lingua e consapevolezza per i propri lineamenti, ma è una discendenza orgogliosa e che non vede nella latinità l’unione della cultura spagnola con quella nativa e afro, ma una resistenza della cultura nativa e africana a quella spagnola.
E rimane doveroso ricordarlo per scardinare le ideologie coloriste e gli sfruttamenti neocoloniali delle nostre terre, è doveroso farlo perché la memoria è riaffermazione e raccoglie le forze per una resistenza che non si è conclusa.
ALEJANDRO MAMANI (IDENTIDAD MARRON, ARG), MONICA ALVAREZ SOLAR (MX),
PEPE AGUILAR (RACISMO MX), DANIEL ENGELS (PRIETOLOGIAS MX).
OCTOBER 12: BETWEEN MEMORY AND RESISTANCE
“On a day like this but in 1492, the natives of our continent discovered: that they were indigenous, that they lived in America, that they were naked, that they owed obedience to a king and queen of another world, that there was a God and a Sky.”
Eduardo Galeano
For more than five centuries in a dozen countries and two continents, people have marched in the streets on October 12th.
What the nature of this march is depends on the commitment to collective memory carried forward, from generation to generation, in every nation.
ORIGIN
Commonly known as “Columbus Day” and “Día de la Hispanidad“, October 12th began to be celebrated in several countries since the end of the 19th century, but what are the reasons that led to the establishment of this holiday? What memory is it linked to and why?
Approximately 400 years after the accidental arrival of Christopher Columbus (an Italian navigator financed by the Spanish crown) on the continent that we know as America – but is originally the land of Abya Yala (living land, mature land and in full fertility) – the european colonies had settled permanently, to the point of constituting a holiday that would celebrate the first day of the “contact between the two worlds”.
It was 1892 when in Spain it was decided to establish “the discovery of the American continent” as a national holiday, extending the anniversary to the colonies of Abya Yala.
Over time the celebration has changed without losing the evident colonial origin with the very recent modification dating back to 1987 in which it was defined as “the beginning of an expansion of the Spanish language and culture on the American continent” thus called “Día de la Hispanidad” (Hispanity Day).
BEFORE CONTACT
Let’s not forget, however, that before the arrival of the settlers, the native populations of the continent could boast around 3 million Tainos in the Caribbean, around 7 million Apaches, Comanches and more in the north, 30 million in the Aztec Empire in the center and 33 million in the Inca Empire in the southern lands; for a total of around 73 million people. This at least until the “great discovery”, which was followed by the contagion of unknown diseases spreading in the continent (including syphilis, diphtheria, malaria, leprosy, chickenpox and tuberculosis) which decimated a large part of the population, whose survival was rewarded with rapes and slavery.
3.6 million indigenous/natives that descended from the original population, who before the various epidemics had always won in battle against the invaders, survived the “contact between two worlds”.
To make up for the lack of manpower due to the extermination, European governments designed a system of kidnapping and enslaving millions of people on the African continent.
THE RESISTANCE
In response to the colonizers’ violence, Natives and Afro-descendants never stopped seeking freedom.
An example of this is “El reino de los Zambos de Esmeraldas”, so called in a derogatory way by the spaniards who saw the union of native and Afro-descendants as a threat to be countered.
The region, located in present-day Ecuador, achieved independence from the Spanish crown in 1555 led by Alonso de Illescas (name taken from his slaver), an Afro-descendant man who managed to escape together with 17 men and 6 women who survived the shipwreck. They managed to swim to the coast where they settled together with the local populations, with whom they joined the fight for autonomy and freedom.
THE MYTH OF THE MESTIZAJE
To counter the fires of resistance spread across the continent, the invaders enforced a colonial system of imposed Hispanicity to Native and African people, forged in the destruction of ancestral memory along with linguistic, cultural, and religious erasures.
A system of hierarchical stratification was also set up aimed at achieving whiteness, but only white and light-skinned white and mixed-white Spanish descent could access roles of power and wealth, obtained through the exploitation of brown, black and mixed bodies.
Thus, to prevent social claims, a hierarchical system based on colorism was established to achieve the so-called “improvement of the race” also known as mestizaje, a myth established to make native, black and brown people belonging to the less well-off classes believe that dignity, respect and rights would be granted with the sole demonstration of having some Spanish blood; a racist and colonial ideology that still persists in the social fabric.
MESTIZAJE AFTER THE RESISTANCE
In the second half of the 19th century, resistance led to autonomy in the Abya Yala territories. During the wars of independence, much of the blood was shed by racialized bodies, but this did not change things: when ties with the Spanish crown were closed, his white aristocratic descendants who settled on the continent retained their hold on power. Slavery was abolished to be replaced by cheap labor supported by hunger and exploitation: colonialism persisted disguised as “freedom”.
But resistance was not only achieved through wars. The greatest legacy was preserved with the passage of ancestral knowledge and memories that the ancestors left us so that over time we could relearn to love ourselves to recognize and say out loud that when millions of people disappear from the face of the earth what is being celebrated is not a “meeting between two worlds”, it is a genocide.
COLUMBUS DAY
“Statues always talk about who erected them”
Marco Avilés, Peruvian journalist
Thus history teaches us that, the moment tragedies begin to be called by name, statues fall.
When erecting monuments, it is not customary for the continent’s white-mixed governments to listen to racialized, native and Afro-descendant communities.
Defined by many newspapers as “fever”, the memory was reawakened with hammer blows and has brought into question the legacy of death, hunger and violence in the public square, highlighting a truth that institutions, history books and Eurocentric narratives they had wanted to ignore.
The targeting of these stone ghosts, such as the sculpture of Baquedano in Santiago (Chile), of Columbus in Mexico City and of many others, could only be repeated throughout the continent to demonstrate that the hammer and the flags are only a premise of the Native and Afro-descendant scream that announces that we have always been here, we have not gone away, we will not go away and, if necessary, the hammer blow will be here to remind you.
FROM COLONIAL CELEBRATION TO RESISTANCE DAY
It began a unique process of change for each country of Abya Yala, where over time the “Hispanic Day” has taken on more decolonial meanings and names, such as “Pluriculturality and Plurinationality Day” in Ecuador and the Dominican Republic, where institutions continue to prefer the celebration of the ethnic diversity of the country without taking a clearer position like the Plurinational State of Bolivia did with the institutionalization in 2011 of the “Decolonization Day“, with the hope of following a day the example of Guatemala, Nicaragua, Peru and Venezuela with the “Day of indigenous, black and popular dignity and resistance“.
However, there remains an evident lack of questioning on the part of the Spanish government and society which, through the military parade for the “celebration of the beginning of a process of linguistic and cultural projection beyond European borders” shows the world the lack of tendency towards a confrontation with its own colonial and genocidal past.
NATIONAL HISPANIC AMERICAN MONTH
Where there are no answers, there is no shortage of contradictions, such as Hispanic Month, celebrated from September 15th to October 15th, ironically shortly after “Columbus Day”, now “Resistance Day”.
The anniversary is intended to commemorate the contributions and influence of the Latino community in the history of the United States.
The ethnic group called Latino/Hispanic, in reference to the language imposed by the colonizers in the country of origin; in the current United States, they have in turn suffered centuries of racist, xenophobic and colonial persecution due to their ancestry which in many cases is native, Afro and/or mixed.
And it’s this lineage which, due to a terrible past, has seen itself deprived of the language and awareness of its own features, but it is a proud lineage which does not see in Latinity the union of Spanish culture with the native and Afro one, but a resistance from native and African culture to the Spanish one.
And it remains a duty to remember it, to undermine colorist ideologies and neocolonial exploitations of our lands, it is a duty to do so because memory is a reaffirmation and gathers strength for a resistance that has not ended.
ALEJANDRO MAMANI (IDENTIDAD MARRON, ARG), MONICA ALVAREZ SOLAR (MX),
PEPE AGUILAR (RACISMO MX), DANIEL ENGELS (PRIETOLOGIAS MX).
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