Di Elisa Frilli
La possibilità di un’alternativa al sistema monogamo non riguarda flirt e corteggiamenti, ma la collettivizzazione degli affetti, delle cure, dei desideri e dei dolori. Tessere reti rizomatiche per resistere alla violenza individualista. Però, per farlo, dobbiamo smascherare il sistema con cui ci confrontiamo, che ci rende soggetti attivi in una sanguinosa competizione.
Brigitte Vasallo, Per una rivoluzione degli affetti
Disclaimer: i primi paragrafi di questo articolo sono dedicati a spiegare cosa sono le ENM e sono scritti per un pubblico che non ne sa nulla o quasi. Se siete già espertɜ, potete saltare al paragrafo 3, Teorie dell’abbondanza.
Non-monogamie etiche, queste sconosciute
Chi sono queste strane persone che hanno più di un partner, e sembrano non soffrire la gelosia? Perché lo fanno, e come?
Partiamo dal termine, non-monogamie etiche, analizzandolo nei suoi tre elementi:
NON- : Già essere costrettɜ a definire un concetto attraverso una negazione la dice lunga sulla scarsità di strumenti culturali a nostra disposizione per capire il fenomeno, e sulla sua portata ancora relativamente marginale;
MONOGAMIE: La parte interessante qui è il plurale, il fatto che si tratti quindi di un insieme di pratiche;
ETICHE: Questa è forse la parola più importante: si tratta di pratiche etiche perché si basano sul consenso di tutte le persone coinvolte.
Non-monogamie etiche (ENM) è dunque un termine ombrello sotto cui raduniamo un insieme molto variegato di pratiche, che hanno in comune il fatto di allontanarsi dal modello relazionale imperante nella nostra società: quello della coppia monogama, fondata sull’esclusività sessuale e sentimentale. Devono però allontanarsene in modo etico, ovvero tutte le parti in causa devono essere consapevoli e consenzienti. Il semplice fatto di avere più di un partner non costituisce quindi un requisito sufficiente per parlare di ENM.
Che poi basti il consenso reciproco dellɜ partecipanti a rendere una pratica realmente etica, e non serva invece qualcos’altro, è un altro discorso, che affronteremo più avanti.
Le tipologie
I modi in cui ci si può allontanare dalla tradizionale struttura relazionale monogama sono forse tanti quante sono le persone non-monogame, eppure possiamo provare – semplificando – a identificare le opzioni principali. Ecco dunque un elenco di modelli di ENM, in ordine di progressivo allontanamento da quello della coppia monogama.
- Scambismo
Si parla di scambismo quando una coppia si dà la possibilità di avere interazioni sessuali con altre persone, purché entrambi i membri della coppia siano presenti quando queste avvengono.
Il termine “scambismo” fa abbastanza accapponare la pelle, bisogna riconoscerlo, e purtroppo è anche tristemente eloquente sui potenziali problemi che questa pratica si porta dietro, ovvero sul rischio di considerare le persone delle proprietà che si possono temporaneamente scambiare.
Naturalmente, anche lo scambismo può essere fatto in modo etico; purtroppo però nei fatti questo avviene di rado. L’ambiente swinger, in particolare in Italia, è un ricettacolo di mascolinità tossica e omofobia in cui la cultura del consenso è una grande sconosciuta. Le interazioni sessuali tra maschi sono un tabù, mentre la bisessualità femminile è quasi un requisito obbligatorio ed è fortemente feticizzata. I famigerati “club per scambistɜ” sono purtroppo spesso posti dove le molestie sono all’ordine del giorno.
- Coppia aperta
Si parla di coppia aperta quando l3 componenti si danno la possibilità di avere interazioni sessuali con altre persone anche in autonomia, ovvero ciascunə per conto suo. Normalmente le coppie aperte escludono la possibilità di avere un coinvolgimento affettivo con lɜ altrɜ partner, limitando le interazioni alla sola sfera sessuale.
- Poliamore gerarchico
Si inizia a parlare di poliamore quando negli accordi tra partner non si esclude la possibilità di un coinvolgimento sentimentale, oltre a quello sessuale. Si parla di poliamore gerarchico quando si mantiene comunque unə partner principale (con cui magari si vive, si hanno dellɜ figliɜ ecc), a cui si affiancano unə o più partner secondari, terziari, ecc., con l3 qual3 ci sono accordi di tipo diverso.
Perché il modello del poliamore gerarchico funzioni, la gerarchia dovrebbe riguardare l’intensità dei vincoli e il livello degli impegni reciproci tra partner, non l’intensità e la natura del sentimento, su cui sarebbe saggio non stipulare accordi.
- Poliamore non-gerarchico
Nel poliamore non-gerarchico tuttɜ lɜ partner sono allo stesso livello; questo nella pratica può dare luogo a varie configurazioni. Si può avere una persona con due o più partner che però non sono partner tra loro; oppure si possono avere configurazioni come le triadi (throuples), o le polecole: gruppi di persone tutte legate sentimentalmente tra loro senza gerarchie.
- Anarchia relazionale
Più che uno stile relazionale, per qualcunə va considerata una vera e propria filosofia di vita complessiva, che nasce dall’applicazione dei principi dell’anarchismo politico alla sfera delle relazioni. Le persone anarchiche relazionali rifiutano ogni tipo di normatività e di struttura precostituita per le relazioni, e si lasciano guidare solo dai desideri e dai bisogni delle persone coinvolte.
Per alcunɜ non si tratta propriamente una ENM perché in teoria si può anche essere anarchicɜ relazionalɜ e monogamɜ de facto, se è una scelta frutto del desiderio e non di un’imposizione sociale.
Teorie dell’abbondanza
I modi per praticare le ENM sono dunque molti, e molto diversi tra loro. Sono tuttavia tutti accomunati da un’idea di fondo che li distingue dalla monogamia: sono pratiche che si fondano sull’idea di abbondanza.
Nella nostra società mononormata, l’amore romantico è considerato una risorsa scarsa. C’è l’idea che non sia possibile amare più di una persona allo stesso tempo, oppure che, se una certa persona (A) ha già un partner (B) e si innamora di un’altra persona (C), sta togliendo qualcosa a B per darlo a C. È come se l’amore fosse una coperta stretta: ci stanno solo due persone dentro, se si prova a farcene entrare un’altra, a qualcuno si raffredderanno i piedi. Possiamo anche dire che l’amore mononormato è un gioco a somma zero: se C ci guadagna, B dovrà perderci.
Le persone non-monogame considerano invece l’amore una risorsa abbondante. Si può amare più di una persona, senza togliere niente a nessunə, perché l’amore basta per tuttɜ. Se A ama B e C, ci guadagnano sia A che B che C. A primo avviso, può sembrare un’idea un po’ strampalata, ma in realtà è proprio la mononormatività a essere “strana” all’interno del nostro sistema di valori: l’amore romantico è l’unico tipo di amore per cui facciamo valere l’idea della scarsità. Nessunə penserebbe mai che una persona ami di meno lə primə figlə per il fatto di averne avuto altrɜ, o che sia impossibile avere più di unə amicə. Solo per l’amore romantico ragioniamo così (ci sono motivi precisi che vedremo più avanti).
Naturalmente, nelle relazioni il sentimento non è l’unica cosa che conta. Anche se le persone non-monogame sono convinte che l’amore sia una risorsa abbondante, avere uno stile relazionale non-monogamo significa dover fare i conti con delle risorse che invece sono inevitabilmente scarse. La prima è naturalmente il tempo: le giornate non sono infinite, e con i ritmi che ci impone la produzione capitalista riservare tempo di qualità a più di unə partner senza penalizzare nessunə può essere una sfida. Lo spazio è un’altra risorsa potenzialmente scarsa: non è scontato avere fisicamente la possibilità di essere intimi con più di una persona (ma nemmeno con una, a dirla tutta).
Le persone non-monogame che hanno fatto un adeguato processo di decostruzione di solito contestano non solo la mononormatività ma anche l’amatonormatività, ossia l’idea – instillataci nel cervello da ogni singolo prodotto culturale che abbiamo consumato nella nostra vita, dai cartoni Disney in poi – che l’amore romantico sia superiore alle altre forme d’amore. Chi pratica le ENM è di solito convinto che l’amicizia e gli altri tipi di relazioni affettive non si trovino su un gradino più basso rispetto alle relazioni con coinvolgimento sessuale e romantico, ma siano altrettanto importanti e degne di cura. Non credendo che l’amore romantico abbia uno status “speciale” e prioritario rispetto all’amicizia, si capisce anche perché si tenda a contestare l’assunto che debba riguardare una sola persona.
Se l’idea di abbondanza è la base della non-monogamia, il senso che le diamo e il modo in cui scegliamo di viverla possono comunque variare moltissimo a seconda dei nostri valori, dei nostri ideali e della nostra visione del mondo. Il personale è politico, l’amore è politico, e anche la non-monogamia di conseguenza è politica. Essere non-monogamɜ nel capitalismo può essere un atto sovversivo, ma come sappiamo il capitalismo è bravissimo a riassorbire al suo interno e a volgere a proprio vantaggio ogni istanza critica e ogni potenziale minaccia. La non-monogamia può essere un atto rivoluzionario tanto quanto può finire per incarnare l’apice massimo dell’individualismo, del consumismo e della mercificazione. Vediamo perché.
NB: l’introduzione generale finisce qui. D’ora in poi ci avventuriamo in un terreno poco esplorato; chi scrive esporrà idee personali, che non fanno parte di nessun Manuale del poliamore (anche perché non esiste), e con cui gran parte delle persone non-monogame potrebbe benissimo non concordare. Il principale riferimento teorico è il libro Per una rivoluzione degli affetti di Brigitte Vasallo, ma gli spunti sono stati ampiamente rielaborati.
La via individualista-liberale al poliamore
È il 1997 quando negli Stati Uniti esce La zoccola etica (The Ethical Slut), di Dossie Easton e Janet Hardy, un libro destinato a diventare una piccola bibbia poliamorosa per le generazioni successive. In Italia viene pubblicato in traduzione molti anni dopo (2014), ed è tuttora letto e apprezzato. È un libro che da molti punti di vista mantiene ancora una sua validità, anche se da altri è un po’ datato. Trattandosi principalmente di un manuale di auto-aiuto, può essere una lettura molto utile per chi si avventura nel mondo delle ENM e ha bisogno di strumenti per imparare a gestire la gelosia.
Noi qui lo citiamo però principalmente perché ci sembra illuminante rispetto a un certo modo di inquadrare il poliamore a livello teorico.
Sogniamo un mondo in cui nessuno sia limitato da regole impositive che sminuiscono il potenziale dell’individuo, tanto come persona che come essere sessuale.
Per le autrici della Zoccola etica, così come per tuttɜ coloro che sono non-monogamɜ senza essere anticapitalistɜ, l’elemento sociale fondamentale è l’individuo, e la non-monogamia fa parte della sua esigenza di libertà e autorealizzazione.
Noi riteniamo che l’unità sessuale fondamentale sia costitutita da una persona; l’aggiunta di altre può portare intimità, divertimento e buona compagnia, ma non completa nessuno.
Individuo, libertà, scoperta, avventura: questo è il campo semantico della non-monogamia individualista-liberale. Essere non-monogamɜ è una possibilità di realizzazione dell’individuo accanto ad altre.
Forse vi starete chiedendo: sì, e allora? Che problema c’è a voler essere liberɜ, a vivere avventure, a scoprire, a divertirsi? Qualcosa in contrario al divertimento e alla libertà?
No, certo che no, l’avventura è una cosa bellissima ed è sacrosanto riconoscere valore ai nostri desideri. Tuttavia, spesso il poliamore così concepito finisce per fare più danni emotivi della monogamia, e per essere uno strumento che rafforza l’individualismo e il consumismo degli affetti.
Questione di orientamento?
Nel quadro teorico della via individualista-liberale, la non-monogamia è spesso considerata una questione di orientamento relazionale. L’orientamento relazionale sarebbe – secondo lɜ suɜ sostenitorɜ – un’inclinazione della persona altrettanto naturale e inevitabile dell’orientamento sessuale e romantico. Esisterebbero quindi persone naturalmente monogame e persone naturalmente poliamorose, così come esistono persone eterosessuali e persone omosessuali, bisessuali ecc. Le persone poly sarebbero portate per natura a desiderare relazioni multiple. La teoria dell’orientamento relazionale fa poi ulteriori distinguo, parlando ad esempio di persone solo poly, polymonoflux, ambiamorose ecc., e considerando l’orientamento relazionale come uno spettro in cui si possono assumere posizioni intermedie.
Questa teoria è a nostro avviso piuttosto fallace. Considerare le scelte relazionali come frutto di un orientamento individuale innato rischia di far perdere completamente di vista il fatto che la coppia monogama non è una struttura sociale come tante, frutto di una preferenza spontanea, ma il mattone fondamentale della società capitalista, coloniale e patriarcale verso cui siamo condizionat3 fin dalla nascita. Ridurre la scelta di vita non-monogama a una tendenza individuale significa quindi anche depotenziarla della sua capacità di sovvertire lo status quo politico e sociale.
Citando per la prima volta Vasallo: “Nessuna persona è poliamorosa in sé: il poliamore e le relazioni non monogame sono una conquista collettiva”.
Poliamore usa e getta
Penso a quei ristoranti all you can eat a prezzi popolari dove ci sono a disposizione enormi quantità di cibo. Tutto disponibile, a un unico prezzo. Perché dovresti mangiare di meno, se puoi mangiare molto di più allo stesso prezzo? Così ti servi uno, due, tre piatti pieni di cibi indigeribili che non si possono combinare tra loro […]. E il ristorante è un mondo distopico di personale sottopagato ed esausto, olio bruciato, cibo sprecato e clienti malati di indigestione. Questo è il nostro poliamore, quel buffet libero indigeribile.
Quante persone conoscete impegnate in relazioni non-monogame a lungo termine, sane, equilibrate e dove nessunə si fa del male? Probabilmente nessuna o poche. Senza generalizzare eccessivamente, è un’esperienza molto comune per chi sceglie di aprire la propria relazione quella di andare incontro a una delusione. Molte persone si avventurano nella non-monogamia piene di entusiasmo ma sprovviste dei più basilari strumenti emotivi – dall’ascolto attivo, alla capacità di comunicare i propri bisogni – e sono perciò destinate a fare danni a sé stesse e allɜ altrɜ.
Dopo qualche mese o anno di sperimentazione, quindi, le persone finiscono spesso per andare in burnout ed esaurire completamente le proprie risorse emotive. Quando una relazione monogama finisce, nessunə si sognerebbe mai di dire che il problema è la monogamia; eppure, se a finire è una relazione non-monogama, ci viene subito detto che il problema era la non-monogamia. Abbiamo il cuore infranto e nessunə che ci consoli. Ce la siamo cercata, ci dicono lɜ nostrɜ amichɜ monogamɜ, persino lɜ nostrɜ terapeutɜ. Ci sentiamo “cattivɜ poliamorosɜ”, per esserci lasciatɜ divorare dalla gelosia, per non essere riuscitɜ a tenere insieme i pezzi. Non c’è da stupirsi se decidiamo di metterci una pietra sopra.
Ma perché siamo così impreparatɜ alla non-monogamia?
Spesso le persone che sperimentano le non-monogamie vanno incontro a una sorta di ubriacatura delle possibilità. La teoria individualista-liberale del poliamore ci dice che il mondo è nostro, che possiamo fare ciò che vogliamo, che siamo liberɜ. Si passa così immediatamente da “posso avere più partner”, a “devo avere più partner”; la potenzialità deve per forza realizzarsi, la ricerca di più partner diventa una smania per procurarsi un pizzico di adrenalina, una brama per ciò che è nuovo e scintillante, e poco importa se in questo processo si fa del male a sé stessɜ e allɜ altrɜ. La libertà di far sesso con chi si vuole e amare chi si vuole ci proietta in una sorta di supermercato degli affetti, dove lɜ partner sono usa e getta, dove la competizione è esasperata, dove non c’è cura reciproca, dove ci si usa a vicenda finché siamo abbastanza giovani e forti da poterlo sostenere, e poi si passa ad altro. Nello specifico, si torna alla famiglia nucleare fondata sulla coppia monogama, e lasciandosi alle spalle un campo di quelli che Vasallo chiama “cadaveri emozionali”.
La monogamia non si decostruisce scopando di più, né innamorandosi di più persone contemporaneamente, ma costruendo relazioni in maniera distinta che permettano di scopare di più e di innamorarsi di più persone contemporaneamente senza che nessuno si rompa le ossa lungo la strada. Se non ci occupiamo della struttura in sé, non solo stiamo riproducendo lo stesso sistema con un nome diverso, ma stiamo aggiungendo violenza e dolore a quelli già impliciti nel sistema. E questo, ancora peggio, non serve ad altro che a creare un divertente passatempo con un’aria cool che durerà appena qualche anno o qualche mese, fino a che non avremmo più budella da lacerare o non troveremo quell’anima gemella con cui vogliamo impegnarci e lasciarci alle spalle, definitivamente, i nostri esperimenti giovanili poliamorosi, anche se ciò significa lasciare cadaveri emozionali lungo la strada. Perché, in fondo, che vuoi che sia un cadavere in più o un cadavere in meno nei confronti del Vero Amore®!”
Noi ci avventuriamo nel poliamore con la cassetta degli attrezzi emotiva che ci ha fornito la monogamia – una cassetta degli attrezzi che si rivela carente già per gestire le relazioni monogame, e che con il poliamore non potrà mai funzionare.
Per dare una speranza alla non-monogamia dobbiamo guardare dentro questa cassetta degli attrezzi e vedere cosa c’è dentro, e perché è tanto inadeguato.
Per arrivare a un poliamore che “funziona”, che non replichi semplicemente i meccanismi tossici della monogamia, o addirittura li esasperi, dobbiamo quindi innanzitutto capire che cos’è davvero il sistema monogamo.
Il sistema monogamo
Quella che in Europa chiamiamo monogamia [è] un sistema di controllo sugli affetti, segnato dal neoliberismo e generativo di una forma di pensiero necessaria alla costruzione nazionale europea e al suo progetto coloniale.
La coppia monogama è l’unità sociale fondamentale della società occidentale contemporanea, ma, anche se spesso la pensiamo così, non è una costante universale della società umana. Sono esistite ed esistono tuttora società umane che non si fondano affatto sulla coppia monogama; senza scendere nel dettaglio, negli stessi paesi occidentali la coppia monogama così come la conosciamo si afferma in tutte le classi sociali solo con la nascita del capitalismo (in precedenza era un sistema che riguardava soprattutto le elite).
Se la coppia è la struttura sociale di base nella nostra società, la monogamia è un sistema di pensiero perfettamente funzionale all’ideologia capitalista, patriarcale, nazionalista e coloniale.
La coppia monogama è innanzitutto l’unità sociale attraverso cui avviene la riproduzione. Se il desiderio di riprodursi è profondamente radicato negli esseri umani, legato a un orizzonte esistenziale di trascendenza di sé stessɜ, di superamento della morte, la modalità in cui ciò avviene nella nostra società sono il risultato di un preciso processo storico: “Il sistema monogamo non organizza una forma di sopravvivenza collettiva, ma vuole che ci riproduciamo in modo identitario ed esclusivo, con nomi e cognomi”.
Noi non solo ci riproduciamo, ma passiamo allɜ nostrɜ figliɜ i nostri beni. La coppia monogama e la conseguente famiglia nucleare sono lo strumento attraverso cui il capitalismo mantiene nel tempo le disuguaglianze economiche e la struttura in classi sociali chiuse – i dati dimostrano che la maggior parte delle persone muore nella stessa classe sociale in cui è nata, e che la mobilità sociale è un fenomeno praticamente trascurabile alla prova dei fatti.
Oltre che le nostre ricchezze, noi passiamo allɜ nostrɜ figlɜ il nostro cognome, la nostra identità familiare. O meglio, in un mondo ancora profondamente patriarcale, salvo eccezioni ancora rare sono i maschi a farlo, maschi che a loro volta desiderano figli maschi in modo da poter continuare la linea familiare. Il concetto di identità familiare è profondamente legato a quello di identità nazionale, riflette lo stesso sistema di pensiero fondato su appartenenza ed esclusione (ci siamo “noi” e ci sono “loro”).
Il nome non basta; i maschi vogliono trasmettere il proprio patrimonio genetico, avere figlɜ biologicɜ; per questo l’esclusività sessuale delle donne è un prerequisito assoluto. È facile notare come questa idea di costruire legami fondati sulla biologia, di mantenere il sangue “puro”, faccia risuonare retoriche razziste. È il contrappunto su piccola scala delle teorie nazionaliste, razziste, eugenetiche.
Non serve dilungarsi su quanto questa struttura sociale sia poi stata ammantata di una sovrastruttura ideologica che all’apparenza suona bellissima: quella dell’amore romantico, del Vero Amore, della Persona Giusta, dell’Anima Gemella.
Poiché la nostra società si fonda sulla coppia monogama, lo status di essere in coppia è sommamente desiderabile. Viviamo indubbiamente in una società coppiacentrica: il mondo è a misura di coppia, far parte di una coppia garantisce sicurezza e stabilità (almeno in teoria), ed è dunque un privilegio. Per questo privilegio noi lottiamo, e quando lo raggiungiamo viviamo un continuo stress competitivo nel timore che ci venga strappato via.
La competizione è, in questo come in tutti gli altri ambiti, il pane quotidiano del capitalismo. Ci fa sentire solɜ, ci fa vedere lɜ altrɜ come avversariɜ, perché se lɜ vedessimo come alleatɜ insieme diventeremmo immediatamente un pericolo per lo status quo.
La via collettivista-rivoluzionaria al poliamore
Il terrore poliamoroso […] consiste nello sfidare i sistemi con la nostra vita, a partire dalle piccole sfide, dal nostro inalienabile rifiuto di far parte del gioco dell’impoverimento, del saccheggio, del consumismo dei corpi e degli affetti. Rifiutando di far parte dell’immenso supermercato dell’amore e dell’affetto, della logica dell’esclusione, della politica del confronto.
A questo punto dovrebbe essere chiaro che monogamia ed esclusività sessuale sono cose ben diverse. Le statistiche ci dicono chiaramente che l’infedeltà di coppia è un fenomeno estremamente diffuso – tuttavia, il tradimento non arreca il minimo danno alla struttura monogama in quanto tale. La cronaca politica è piena di casi in cui una moglie accetta – più o meno di buon grado – i tradimenti del marito. Lo fa perché lei rimane moglie, e le altre no. Anche se il marito la tradisce, lei rimane parte del nucleo identitario della coppia, è gerarchicamente superiore alle altre e mantiene i privilegi che derivano dalla monogamia.
L’esclusività sessuale è solo una conseguenza del sistema monogamo, la più evidente, ma la coppia monogama si fonda in realtà sull’identità, sull’esclusione, sulla gerarchia e sul privilegio: ci siamo noi due, e poi ci sono loro.
Ne consegue che – in un’ottica non-monogama – non basta smettere di essere sessualmente esclusivi per abbattere davvero la monogamia. Ciò che conta è come lo facciamo.
Il cuore della non-monogamia non risiede nel semplice fatto di avere più partner, bensì nella natura del rapporto tra meta-partner (cioè le persone che condividono un partner senza esserlo a loro volta). È un rapporto fondato sul rispetto e sulla cura, o sulla competizione e la paura? Se ci troviamo nel secondo caso, il poliamore secondo Vasallo non è altro che monogamia mascherata, ed è destinato a scottarci.
Comprendere la vera natura della monogamia e tentare di decostruirla e non è affatto facile. Il sistema di pensiero monogamo è onnipervasivo, strettamente interconnesso con le altre ideologie imperanti della nostra società, e ci plasma fin dalla nascita.
Probabilmente, per liberarci davvero della monogamia ci vorrebbe una rivoluzione, un completo cambio di paradigma politico e sociale. Il poliamore che desideriamo non esiste ancora. Dobbiamo sognarlo, immaginarlo, e forse un giorno lo faremo esistere.
Nel frattempo, cosa possiamo fare?
Possiamo provare a ideare, e sperimentare nel nostro piccolo, un mondo in cui l’unità sociale fondamentale non sia più la coppia, come vuole il sistema monogamo, né l’individuo, come vuole la via individualista-liberale al poliamore, bensì la rete affettiva.
Un mondo in cui il rischio di venire abbandonatɜ non esista più, perché ci si prende cura di tuttɜ, e dunque non occorra più vedere lɜ altrɜ come avversariɜ in una competizione spietata.
Possiamo costruire reti di cura e resistenza, decostruire le ideologie identitarie, tentare di smantellare la gerarchia e la competizione nelle nostre relazioni. Probabilmente non vedremo la fine del sistema monogamo nel corso delle nostre vite, ma se lo desideriamo possiamo comunque provare a “rendere la nostra esperienza d’amore collettiva uno strumento di trasformazione politica”.
Un piccolo glossario non-monogamo
Accordi
Le regole che si danno le persone non-monogame per garantire il benessere e il consenso di tutte le parti in causa. Gli accordi sono uno strumento molto utile; il problema è che chi è agli inizi di un percorso di non-monogamia spesso stabilisce accordi sulle cose sbagliate, nel tentativo illusorio di assicurarsi il controllo su una situazione che lə spaventa. “Possiamo fare sesso con altre persone ma non innamorarcene” è un esempio di accordo fallace, perché i sentimenti che sviluppiamo per lɜ altrɜ sono una cosa che in gran parte non possiamo controllare, e su cui quindi non è giusto prendere impegni. Dei buoni accordi di non-monogamia dovrebbero riguardare esclusivamente i comportamenti, che sono sotto il nostro diretto controllo (“possiamo far sesso con altre persone ma non dormirci insieme” è un esempio di accordo valido).
Ascensore relazionale
L’idea amatonormata e mononormata che una relazione debba procedere attraverso una serie di tappe obbligatorie a impegno progressivo (frequentazione, convivenza, matrimonio, figliɜ ecc ecc). Le persone poliamorose (in particolare le persone anarchiche relazionali) contestano questa idea come un’imposizione sociale forzata, rivendicando il valore di ogni relazione, qualunque forma essa assuma e qualunque durata abbia, e la possibilità di dare a ogni relazione la struttura che più si confà ai suoi partecipanti, al di là delle aspettative sociali.
Compersione
Un sentimento che talvolta riferiscono le persone non-monogame: la gioia provata nel vedere lə propriə partner felice insieme a un’altra persona. È meraviglioso se si presenta ma non è obbligatorio provarlo, e se non lo sentiamo non per questo abbiamo “fallito nel poliamore”.
Gelosia
“Ma non sei gelosə? Io non potrei mai” e frasi simili sono l’equivalente per le persone non-monogame di “dove le prendi le proteine?” per lɜ veganɜ. La gente non si spiega come sia possibile non provare gelosia per lə propriə partner. Spoiler: anche le persone non-monogame possono provare gelosia. Il punto è cosa si sceglie di fare con la gelosia: si può scegliere di considerarla un sentimento totalizzante, inarrestabile, addirittura romanticizzarla (giudicandola una “prova d’amore”), oppure vederla per quello che è: un’emozione come un’altra che è possibile imparare a gestire senza lasciarsene divorare.
New relationship energy
La new relationship energy (NRE) è l’equivalente poliamoroso della fase dello “innamoramento”; si può avere quando una persona non-monogama inserisce un nuovo partner nella propria vita. Se si è decostruito a dovere il mito dell’amore romantico, che esalta al massimo questo momento iniziale e un po’ pazzo della relazione, si riesce a vederne tutti i limiti. “Perdere la testa” per una persona ci espone al rischio di trascurare e danneggiare la nostra rete affettiva preesistente, così come una persona monogama trascura lɜ amicɜ quando si fidanza, solo che questo comportamento – considerato perfettamente normale, anzi “sano”, nel sistema monogamo – viene debitamente problematizzato e sanzionato in un contesto non-monogamo.
One penis policy
Una tipologia di accordo che molto spesso adottano le coppie uomo-donna (cis), dove la donna è bi+. Alla donna della coppia viene data la possibilità di frequentare altre persone purché siano donne (ovvero non abbiano un pene: sono considerate condizioni equivalenti). È un accordo problematico su più livelli. Il primo è l’equiparazione trans*fobica tra sesso biologico e genere: il semplice fatto che ci sia un pene coinvolto non dovrebbe dire niente sul genere della persona che lo possiede. Il secondo è la sottile convinzione implicita che una partner donna sia meno “minacciosa” per la coppia, quasi che il sesso saffico non fosse una questione altrettanto seria di quello eterosessuale… un assunto estremamente queerfobico. Infine, c’è un alto rischio che l’uomo sia disposto a “concedere” di fare sesso con altre donne alla propria partner per una mera questione di feticizzazione.
Poligamia
Le persone poliamorose si fanno spesso un puntiglio del chiarire che il poliamore è diverso dalla poligamia (islamica o di altre culture), che le due cose non vanno confuse, che le donne poliamorose sono “libere”, a differenza di quelle che vivono la poligamia… naturalmente sono tutti discorsi molto problematici, intrisi di pensiero coloniale ed eurocentrismo. La poligamia è una struttura sociale come le altre, immersa in un contesto culturale e storico, che presenta vantaggi e svantaggi per chi la pratica esattamente come la coppia monogama occidentale. Pretendere che le donne la “subiscono” – come “subirebbero” il velo – e che sia una struttura barbara e arretrata è semplicemente sbagliato.
Unicorn hunters
“Unicorni” è il termine con cui ci si riferisce alle persone interessate ad avere rapporti sessuali o sentimentali con una coppia preesistente; il termine è un’allusione alla loro rarità, che le rendebbe quasi creature leggendarie (non solo devono essere interessate alle coppie in generale, ma anche attrattɜ da entrambi i membri di una coppia specifica). In realtà queste persone esistono eccome; a essere rare sono invece le coppie capaci di trattarle con cura e rispetto invece di sfruttarle come meri strumenti per soddisfare le loro fantasie. Le coppie di “cacciatori di unicorni” infestano le app di dating alla ricerca di donne bisessuali, ponendo normalmente una serie di condizioni assurde (l’unicorno deve essere una donna cis, può fare sesso solo con entrambi i membri della coppia insieme, non può frequentare nessunə altrə ecc ecc). Spesso i cacciatori finiscono poi per scaricare il proprio unicorno appena smette di essere un passatempo divertente o crea degli attriti nella coppia.
Bibliografia
Dossie Easton, Janet Hardy, La zoccola etica. Guida al poliamore, alle relazioni aperte e altre avventure, traduzione di Giorgia Morselli, Odoya, Città di Castello 2014 (The Ethical Slut, Third Edition: A Practical Guide to Polyamory, Open Relationships, and Other Freedoms in Sex and Love, Ten Speed Press, California/New York 2017)
Brigitte Vasallo, Per una rivoluzione degli affetti. Pensiero monogamo e terrore poliamoroso, traduzione di Andrea Gatti e Cristina Velazquez Delgado, effequ, Firenze 2022 (Pensamiento monógamo, terror poliamoroso, La Oveja Roja, Madrid 2020)
Edizione in inglese:
Monogamous Mind, Polyamorous Terror, translated by Larry Goldsmith, SPBH Editions, London 2024
Shattering monogamy in a capitalist world
Article by Elisa Frilli
Translated by Noel
The possibility of an alternative to the monogamous system is not about affairs or relationships, but about the collectivization of the affections, of caring, of desire, and of pain, about the resistance of individualist violence and the weaving of rhizomatic networks. But to do that, we must expose the system we are facing, which makes us active subjects in a bloody competition.
Brigitte Vasallo, Monogamous Mind, Polyamorous Terror
Disclaimer: The first paragraphs of this article are dedicated to explaining what ENM is. They are written for those readers that know very little or nothing about the subject in mind. If you already are an expert, you can skip to paragraph 3, Abundance Theories.
Ethical Non-Monogamy, the great unknown
Who are these strange people who have more than one partner, and seem not to suffer from jealousy? Why do they do it, and how?
Let us start with the term – ethical non-monogamy – analysing it in its three elements:
NON- : Already being forced to define a concept through a negation speaks volumes about the lack of cultural tools at our disposal to understand the phenomenon, and its still relatively marginal scope;
MONOGAMY: This term indicates a set of practices;
ETHICAL: This is perhaps the most important word: these are ethical practices because they are based on the consent of all the people involved.
Ethical non-monogamy (ENM) is thus an umbrella term under which we gather a very diverse set of practices. What these practices have in common is that they move away from the relational model prevailing in our society: that of the monogamous couple, based on sexual and sentimental exclusivity. They must, however, move away from it in an ethical way, that is, all parties involved must be aware and consenting. The mere fact of having more than one partner is thus not a sufficient requirement to speak of ENM.
Whether the mutual consent of the participants is enough to make a practice truly ethical is an issue we will address later, considering if an additional something is perhaps needed.
The types
The ways in which one can move away from the traditional monogamous relationship structure are perhaps as many as there are non-monogamous people. Yet we can try to identify the main options by simplifying the issue. Here is a list of ENM patterns, in order of progressive departure from that of the monogamous couple.
- Swinging
Swinging is when a couple gives themselves the opportunity to have sexual interactions with other people, as long as both members of the couple are present when these take place. Unfortunately, this practice often coincides with an inclination to see partners as property to be exchanged temporarily.
Of course, swapping can also be done ethically; unfortunately, in practice this rarely happens. The swinger environment, particularly in Italy, is a receptacle of toxic masculinity and homophobia in which the culture of consent is a great unknown. Sexual interactions between males are taboo, while female bisexuality is almost a mandatory requirement and is highly fetishised. The infamous “swingers clubs” are unfortunately often places where harassment is the order of the day.
- Open relationship
An open couple is when the members give each other the opportunity to have sexual interactions with other people even on their own, without the presence of the partner. Normally, open couples exclude the possibility of having emotional involvement with other partners, limiting interactions to the sexual sphere only.
- Hierarchical polyamory
We can begin to speak of polyamory when partners don’t exclude the possibility of romantic involvement, in addition to sexual involvement, in their agreement. Hierarchical polyamory is when one still maintains a primary partner (with whom one perhaps lives, has children etc.), who is joined by one or more secondary partners, tertiary partners, etc., with whom there are different kinds of arrangements.
For the hierarchical polyamory model to work, the hierarchy should be about the intensity of ties and the level of mutual commitments between partners, not about the intensity and nature of the feeling, on which it would be wise not to be rigid.
- Non-hierarchical polyamory
In non-hierarchical polyamory all partners are on the same level. In practice, this can give rise to various configurations. You can have a person with two or more partners who are, however, not partners to one another; you can have configurations such as triads (throuples) or polycules: groups of people all sentimentally related to each other without hierarchies.
- Relationship anarchy
Rather than a relational style, this can be considered a true philosophy of life, which stems from the application of the principles of political anarchism to the sphere of relationships. Relational anarchist people reject any kind of normativity and pre-established structure for relationships, and are guided only by the desires and needs of the people involved.
For some, this is not really an ENM because in theory one can be a relational anarchist while being in a de facto monogamous relationship, if that is the result of desire and not a social imposition.
Abundance theories
The ways in which we can practise ENM are thus many, and very different from each other. However, they are all united by the underlying idea that distinguishes them from monogamy: they are practices based on the concept of abundance.
In our mononormative society, romantic love is considered a scarce resource. The idea is that it is not possible to love more than one person at the same time, or that if a certain person (A) already has a partner (B) and falls in love with another person (C), A is taking something away from B to give to C. It is as if love were a tight blanket: only two people fit under it, if you try to let someone else in, someone’s feet will get cold. We can also say that monogamous love is a zero-sum game: if C gains something, B will have to lose in equal measure.
In contrast, non-monogamous people consider love an abundant resource. One can love more than one person, without taking anything away from anyone, because there is enough love for all. If A loves B and C, it benefits both A and B and C. At face value, this may seem a bit of an odd idea, but it is actually mononormativity that is “weird” within our value system. Romantic love is the only kind of love for which we enforce the idea of scarcity. No one would ever think that a person would love their first-borns less after having had other children, or that it is impossible to have more than one friend. Only for romantic love do we reason this way (there are specific reasons for this, which we will look into later).
Of course, in relationships, feelings are not the only thing that matters. Although non-monogamous people are convinced that love is an abundant resource, having a non-monogamous relationship style means having to deal with resources that are instead inevitably scarce. The first one is of course time: days are not infinite, and with the rhythm capitalist production imposes on us, reserving quality time for more than one partner without penalising anyone can be a challenge. Space is another potentially scarce resource: it is not a given that we physically have the opportunity to be intimate with more than one person (not even with one, to be fair).
Non-monogamous people who have gone through a proper deconstruction process usually challenge not only mononormativity but also amatonormativity. That is, the idea that romantic love is superior to other forms of love. This notion has been instilled in our brains by every single cultural product we have ever consumed in our lives, from Disney cartoons onwards. Those who practice ENM are usually convinced that friendship and other types of emotional relationships are not on a lower rung than relationships with sexual and romantic involvement. Instead, they are equally important and worthy of care. Since these people do not believe that romantic love has a “special” status and priority over friendship, one can also understand why they tend to challenge the assumption that it should concern only one person.
While the idea of abundance is the basis of non-monogamy, the meaning we give it and the way we choose to live it can still vary greatly depending on our values, ideals, and worldview. The personal is political, love is political, and non-monogamy consequently is also political. Being non-monogamous in a capitalist world can be a subversive act, but as we know capitalism is very good at twisting and turning every critical instance and every potential threat to its own advantage. Non-monogamy can be a revolutionary act as much as it can end up embodying the highest pinnacle of individualism, consumerism and commodification. Let’s see why.
NB: The general introduction ends here. From now on we venture into little-explored terrain. The writer will offer personal ideas, which are not part of any Polyamory Handbook (not least because such a manual does not exist), and with which most non-monogamous people may well disagree. The main theoretical reference is the book Monogamous Mind, Polyamorous Terror by Brigitte Vasallo, but the ideas have been extensively reworked.
The liberal-individualist approach to polyamory
It was 1997 when The Ethical Slut, by Dossie Easton and Janet Hardy, was published in the United States. The book was destined to become a small polyamorous bible for subsequent generations. In Italy, it was translated and published many years later (2014), and is still read and appreciated today. It is a book that from many points of view still retains its validity, although it appears a bit dated from others. Since it is primarily a self-help manual, it can be a very useful read for those who are venturing into the world of ENM for the first time and need tools to learn how to deal with jealousy.
However, we are citing it here mainly because we find it enlightening with respect to a certain way of framing polyamory on a theoretical level.
We dream of a world where no one is limited by rules that dictate that they must be less of a person, and less of a sexual person, than they have the capacity to be.
For the authors of Ethical Slut, as well as for all those who are non-monogamous without being anti-capitalist, the fundamental social element is the individual, and non-monogamy is part of their need for freedom and self-realisation.
We believe, on the other hand, that the fundamental sexual unit is one person; adding more people to that unit may be intimate, fun, and companionable but does not complete anybody.
Individual, freedom, discovery, adventure: this is the semantic field of liberal-individualist non-monogamy. Being non-monogamous is one possibility of the individual’s fulfillment alongside others.
You may be wondering: so what? What is the problem with wanting to be free, to have adventures, to discover, to have fun? Are you against fun and freedom?
No, of course not, adventure is a beautiful thing and it is sacrosanct to value our desires. However, polyamory so conceived often ends up doing more emotional damage than monogamy, and being a tool that reinforces individualism and the consumerism of affections.
Is it about orientation?
Within the liberal-individualist theoretical framework, non-monogamy is often considered a matter of relationship orientation. According to its supporters, relationship orientation would be a person’s inclination just as natural and inevitable as sexual and romantic orientation. Thus there would be naturally monogamous people and naturally polyamorous people, just as there are heterosexual people and homosexual, bisexual, etc. people. Poly people would be naturally inclined to desire multiple relationships. Relational orientation theory then makes further distinctions, speaking, for example, of people who are solo-poly, polymonoflux, ambiamorous , etc., and considering relational orientation as a spectrum in which intermediate stances can be adopted.
This theory is in our opinion rather fallacious. Viewing relational choices as the result of an innate individual orientation risks completely losing sight of the fact that the monogamous couple is not just another social structure, the result of spontaneous preference, but the fundamental building block of the capitalist, colonial and patriarchal society in which we are conditioned from birth. Reducing non-monogamous lifestyle choices to an individual tendency therefore also means nullifying its ability to subvert the political and social status quo.
Now, quoting Vasallo: “Nobody is polyamorous by herself; polyamory and non-monogamous relationships are a collective achievement”.
Single-use polyamory
This sense of obligation makes me think about those inexpensive all-you-can-eat restaurants with enormous quantities of food, all of it for a fixed price. Why would you eat less if you can eat much more for the same price? And so you help yourself to one, two, three plates full of indigestible dishes that don’t go well together […]. The restaurant is a dystopic world of exhausted, badly paid workers, burning oil, wasted food, and customers with indigestion. This is our polyamory, this indigestible buffet.
How many people do you know who are in committed, long-term, healthy, and balanced non-monogamous relationships where nobody gets hurt? Probably none or very few. Without overgeneralising, it is a very common experience for those who choose to open their relationship to encounter disappointment. Many people venture into non-monogamy full of enthusiasm but lacking the most basic emotional tools – from active listening to the ability to communicate their needs – and are therefore destined to do harm to themselves and to others.
After a few months or years of experimentation, therefore, people often end up going into burnout and completely exhausting their emotional resources. When a monogamous relationship ends, no one even dreams of suggesting that monogamy might be the problem. Yet, if a non-monogamous relationship ends, we are immediately told that non-monogamy was the problem. We are heartbroken and there is no one to console us. We brought it on ourselves, we are told so by our monogamous friends, even our therapists. We feel “bad polyamorous” people for letting ourselves be devoured by jealousy, for failing to be able to hold the pieces together. No wonder we decide to stop practising it.
But why are we so unprepared for non-monogamy?
Often people who experience non-monogamy go through a kind of intoxication of possibilities. The liberal-individualist theory of polyamory tells us that the world is ours, that we can do what we want, that we are free. Thus we immediately go from “I can have more partners” to “I must have more partners”. That potentiality must necessarily be realised, the search for more partners becomes an eagerness to procure an adrenaline high, a craving for what is new and shiny, and it matters little if in the process we hurt ourselves and others. The freedom to have sex with whomever we want and love whomever we want throws us into a kind of supermarket of affection, where partners are disposable, where competition is exaggerated, where there is no mutual care, where we use each other as long as we are young and strong enough to sustain it, and then move on. Specifically, move on to the nuclear family founded on the monogamous couple, and leaving behind a field of what Vasallo calls “emotional dead bodies.”
“Monogamy is not dismantled by fucking more or by falling in love simultaneously with more people, but by constructing relationships in a different way, relationships that allow us to fuck more and fall in love simultaneously with more people, but without anyone getting broken along the way. If we don’t pay attention to the structure, not only we are reproducing the same system with a different name, but we are also adding to the violence and pain that is already implicit in the system. Worst of all, we are not doing anything more than creating a fun scene with cool pretensions that may last a few months or years, until we have no guts left to be ripped out, or we find our other half to whom, yes, we want to commit, and so leave behind once and for all our juvenile experiments in polyamory, even if it means leaving a few dead bodies strewn along the way. In the end, what’s a few dead bodies compared to a True Love®?”
We venture into polyamory with the emotional toolbox that monogamy has given us – a toolbox that already proves to be deficient for handling monogamous relationships, let alone polyamory.
To give non-monogamy hope, we must look inside this toolbox and see what is in it, and why it is so inadequate.
In order to get to polyamory that “works,” a polyamory that does not simply replicate the toxic mechanisms of monogamy, or even exacerbate them, we must therefore first understand what the monogamous system really is.
The monogamous system
What we in Europe call monogamy is a system of control over the affections, one that is marked by neoliberalism and that generates a way of thinking that is constitutive and necessary to the European national construction and its colonial project.
The monogamous couple is the fundamental social unit of contemporary Western society. Although we often think of it this way, it is not a universal constant of human society. There have existed and still exist human societies that are not based on the monogamous couple at all. Without going into detail, in Western countries themselves, the monogamous couple as we know it was established across social classes only with the rise of capitalism (previously it was a system that concerned mainly the elites).
If the couple is the basic social structure in our society, monogamy is a system of thought perfectly functional to capitalist, patriarchal, nationalist and colonial ideology.
The monogamous couple is first and foremost the social unit through which reproduction occurs. If the desire to reproduce is deeply rooted in human beings, linked to an existential horizon of self-transcendence, of overcoming death, the ways in which this occurs in our society are the result of a precise historical process: “The monogamous system does not organize a form of collective survival; it wants us to reproduce in an identitarian and exclusionary way, with names and surnames“.
Not only do we reproduce, but we also pass our assets to our children. The monogamous couple and the resulting nuclear family are the means by which capitalism maintains economic inequality and the closed social class structure over time – data show that most people die in the same social class into which they were born, and that social mobility is a virtually negligible phenomenon when tested against the facts.
In addition to our wealth, we pass our surname and family identity to our children. Or rather, in a world that is still deeply patriarchal, with some still rare exceptions it is men who do this, men who in turn desire male children so that they can continue the family line. The concept of family identity is deeply linked to that of national identity, reflecting the same system of thought based on belonging and exclusion (there is “us” and there is “them”).
The name is not enough; men want to pass on their genetic heritage, to have biological children; therefore, sexual exclusivity of females is an absolute prerequisite. It is easy to see how this idea of building bonds based on biology, of keeping blood “pure”, resonates with racist rhetoric. It is the small-scale counterpoint to nationalist, racist, eugenic theories.
There is no need to dwell on how much this social structure has then been cloaked in an ideological superstructure that sounds beautiful on the surface: that of romantic love, True Love, the Right Person, the Soul Mate.
Since our society is founded on the monogamous couple, the status of being part of a couple is supremely desirable. We undoubtedly live in a couple-centric society: the world is couple-friendly, being part of a couple provides security and stability (at least in theory), and is therefore a privilege. For this privilege we strive, and when we achieve it we experience constant competitive stress in fear that it will be snatched away from us.
Competition is, in this as in all other areas, the bread and butter of capitalism. It needs to make us feel alone, make us see others as adversaries, because if we saw them as allies, we would immediately become a danger to the status quo.
The revolutionary-collectivist approach to polyamory
Polyamorous terror […] is about challenging the system with our lives, our small acts of rebellion, our unwavering refusal to be part of the game of impoverishment, plunder, and consumerism of the body and the affections. It is about our refusal to be part of the immense supermarket of love and affection, of the logic of exclusion and the politics of confrontation.
At this point it should be clear that monogamy and sexual exclusivity are quite different things. Statistics clearly tell us that infidelity in couples is an extremely widespread phenomenon. Cheating, however, does not do the slightest harm to the monogamous structure as such. The political chronicle is full of cases in which a wife accepts, more or less willingly, her husband’s betrayals. She does so because she remains a wife, and the others do not. Even if her husband cheats on her, she remains part of the couple’s identity core, she is hierarchically superior to the others, and she retains the privileges that come with monogamy.
Sexual exclusivity is only one consequence of the monogamous system, the most obvious one, but the monogamous couple is actually based on identity,exclusion, hierarchy and privilege: there are the two of us, and then there’s them.
It follows that, from a non-monogamous perspective, it is not enough to stop being sexually exclusive to really break down monogamy. What matters is how we do it.
The heart of non-monogamy lies not in simply having multiple partners, but in the nature of the relationship between meta-partners (i.e., people who share a partner without being partners to one another). Is it a relationship based on respect and care, or competition and fear? If we find ourselves in the second scenario, our polyamory is nothing more than monogamy in disguise, according to Vasallo, and it is bound to scald us.
Understanding the true nature of monogamy and attempting to deconstruct it is far from easy. The monogamous thought system is all-pervasive, closely intertwined with the other prevailing ideologies in our society, and it shapes us from birth.
It would probably take a revolution, a complete political and social paradigm shift, to really get rid of monogamy. The polyamory we desire does not yet exist. We have to dream about it, imagine it, and maybe one day we will make it exist.
In the meantime, what can we do?
We can try to devise, and experiment in our own small way, a world in which the fundamental social unit is no longer the couple, as the monogamous system wants, nor the individual, as the liberal-individualist approach to polyamory wants, but rather the affective network.
A world in which the risk of being abandoned no longer exists, because we care for all, and therefore no longer need to see others as adversaries in ruthless competition.
We can build networks of care and resistance, deconstruct identity ideologies, and attempt to dismantle hierarchy and competition in our relationships. We will probably not see the end of the monogamous system in the course of our lives, but if we wish we can try to “to turn our collective affective experience into a tool for political transformation”.
A small non-monogamous glossary
Agreement
The rules non-monogamous people give themselves to ensure the well-being and consent of all parties involved. Agreements are a very useful tool, the problem is that people who are at the beginning of their non-monogamy journey often make agreements about the wrong things, in an illusory attempt to secure control over a situation that scares them. “We can have sex with other people but not fall in love with them” is an example of a fallacious agreement, because the feelings we develop for others are something we largely cannot control, and therefore are not right to make commitments about. Good non-monogamy agreements should deal exclusively with behaviors, which are under our direct control. “We can have sex with other people but not sleep with them” is an example of a valid agreement.
Relationship escalator
In amatonormativity and mononormativity, there is an idea that relationships must proceed through a series of mandatory stages of progressive commitment (dating, cohabitation, marriage, children, etc.). Polyamorous people (particularly relational anarchists) challenge this idea as a forced social imposition. They claim the value of every relationship, whatever form it takes and whatever duration it has, and the possibility of giving every relationship the structure that best suits its participants, beyond social expectations.
Compersion
A feeling sometimes reported by non-monogamous people: the joy felt in seeing one’s partner happy together with another person. It is wonderful if it occurs but it is not obligatory to feel it. If we do not feel it, that is not an indicator we have “failed at polyamory.”
Jealousy
“But aren’t you jealous? I could never” and similar phrases are to non-monogamous people what “where do you get your protein?” is to vegans. People cannot explain how it is possible not to feel jealousy for one’s partner. Spoiler: even non-monogamous people can feel jealousy. The question is what one chooses to do with that jealousy. We can choose to view it as an all-consuming, unstoppable feeling, even romanticize it (considering it a “proof of love”), or we can see it for what it is: an emotion like any other that it is possible to learn to manage without letting it consume us.
New relationship energy
New relationship energy (NRE) is the polyamorous equivalent of the “falling in love” stage. It can occur when a non-monogamous person brings a new partner into their life. If one has properly deconstructed the myth of romantic love, which exalts to the fullest this initial and somewhat crazy moment in the relationship, one can see all its limitations. “Falling head over heels” for a person exposes us to the risk of neglecting and damaging our pre-existing affective network, just as a monogamous person neglects their friends when getting engaged. Only this behavior – considered perfectly normal, indeed “healthy” in the monogamous system – is duly problematised and sanctioned in a non-monogamous context.
One penis policy
A type of arrangement very often adopted by man-woman (cis) couples, where the woman is bi+. The woman in the couple is given the opportunity to date other people as long as they are women (i.e., do not have a penis, as they are here considered equivalent conditions). This is a problematic arrangement on several levels. The first is the transphobic equation of biological sex and gender: the mere fact that there is a penis involved should say nothing about the gender of the person who possesses it. The second is the subtle implicit belief that a female partner is less “threatening” to the couple, as if Sapphic sex were not as serious an issue as heterosexual sex – an extremely queerphobic assumption. Finally, there is a high risk that men will be willing to “concede” to have sex with other women to their partner merely as a matter of fetishisation.
Polygamy
Polyamorous people often make a point of clarifying that polyamory is different from polygamy (Islamic or otherwise), that the two should not be confused, that polyamorous women are “free,” unlike those who experience polygamy… of course, these are all very problematic arguments, steeped in colonial thinking and Eurocentrism. Polygamy is a social structure like any other, immersed in a cultural and historical context, which has advantages and disadvantages for those who practice it exactly like the Western monogamous couple. Claiming that women “suffer” it – in the same way we often hear they “suffer” wearing a veil – and saying it is a barbaric and old-fashioned practice is simply wrong.
Unicorn hunters
“Unicorn” is the term used to refer to people interested in having sexual or romantic relations with a pre-existing couple. The term is an allusion to their rarity, which would make them almost legendary creatures (they must not only be interested in couples in general, but also attracted by both members of a specific couple). In reality, these people do exist. What is rare, however, are couples who are able to treat them with care and respect instead of exploiting them as mere tools to fulfill their fantasies. Couples of “unicorn hunters” looking for bisexual women infest dating apps, they usually set a series of absurd conditions (the unicorn must be a cis woman, can only have sex with both members of the couple together, cannot date anyone else, etc.). Often hunters end up dumping their unicorn as soon as they stop being a fun pastime or they create friction in the couple.
Bibliography
The Ethical Slut, Third Edition: A Practical Guide to Polyamory, Open Relationships, and Other Freedoms in Sex and Love, Ten Speed Press, California/New York 2017
Monogamous Mind, Polyamorous Terror, translated by Larry Goldsmith, SPBH Editions, London 2024 (Pensamiento monógamo, terror poliamoroso, La Oveja Roja, Madrid 2020)
Lascia un commento