Disclaimer: I termini “colorato” e “colour*d”, sono termini che sono stati usati nei confronti di chi ha creato la rubrica, Italiana nera di origine Afro-statunitense e Afro-Latina Peruviana che ha deciso di riappropriarsi dei termini usati, la quale violenza non sono da meno rispetto agli slurs spesso usati. Il volere di riappropriarsi di quei termini non vuole tuttavia in nessun modo triggerare le persone che leggono, motivo per la quale ci teniamo a specificare del perchè dell’uso delle parole scritte. 

Disclaimer: In questo testo abbiamo deciso di usare il femminile sovraesteso per trattare la tematica dei corpi femminili BIPOC nello sport. Nel fare questo, in alcun modo vogliamo mancare di rispetto alle diverse forme di identità di genere che si possono incontrare.

Sojourner Truth, attivista Afro-statunitense nel suo più celebre discorso lo diceva, ed ahimè il suo discorso è ancora attuale: non sono una donna?

Quando questo post verrà pubblicato probabilmente sarà autunno, e molte persone si saranno già dimenticate di cosa sia successo quest’estate, per questo è importante scrivere tutto con le emozioni “a caldo”.

Imane Khalif, una pugile donna, cisgender, sta subendo una violenza inaudita solo perchè donna intersex, e soprattutto come donna brown.

La violenza che sta subendo è dettata da pura supremazia bianca, accompagnata da femminismo bianco in cui l* Terf non hanno perso tempo a farsi sentire, non hanno perso tempo ad invisibilizzare ancora di più la comunità intersex, ma al tempo stesso hanno deumanizzato Imane, perché è una donna brown.

TW Transfobia, Intersexphobia, Queerphobia.

“Imane è un uomo, guardate che muscoli” oppure “non importa se è stata cresciuta come una donna, è biologicamente uomo”, questi sono i commenti di “giornalist*” che usano la loro carta straccia per pubblicare affermazioni pieni di odio e violenza, alludendo a tratti fisici e somatici che per noi donne BIPOC sono fin troppo ricorrenti.

Serena Williams, Simone Biles, e la lista è ancora lunga. 

Non solo vi è la deumanizzazione di una donna intersex, ma vi è la deumanizzazione di una donna BROWN, che sta subendo questo odio in primis perchè brown; chi dice il contrario sa di mentire, perché ad oggi di donne bianche che subiscono la stessa cosa ancora non le abbiamo viste.

Abbiamo sempre un fisico troppo “mascolino”, abbiamo sempre i capelli “sbagliati”, abbiamo sempre qualcosa che non va. Perchè?

Siamo sempre “donne che sembrano uomini”, anche quando sport non lo facciamo (i.e. Michelle Obama), siamo sempre “troppo forti”, e quando tentiamo di essere “femminili” come la società occidentale ci impone, anche se magari occidental* non siamo, “i nostri capelli non vanno bene, il velo lo dobbiamo togliere, più trucco non farebbe male, pur rimanendo sobrie”.

Cosa volete da noi? Cosa volete dalle nostre atlete? Le volete bianche, ma bianche non sono, non vogliono esserlo, e non lo saranno mai.

Ammettetelo: volete che le nostre atlete siano “femminili” (che comunque in caso a qualcun* sia sfuggito una persona è liber* di essere chi vuole) o volete che siamo atlete bianche?

Ci volete forti per rappresentare il Paese, ma non troppo forti da rappresentare noi stesse, altrimenti non siamo più token.  Se non possiamo essere token c’è qualcosa che non va, non possiamo essere donne, perchè non siamo come le donne bianche.

A volte ci si chiede se non sia meglio essere totalmente ignorat*  dai media, come le atlete razzializzate azzurre della nazionale, o essere espost* ad una violenza inaudita, che a volte non è per tutt* da reggere.

Volente o nolente le atlete BIPOC hanno poca scelta: essere invisibilizzate o essere sotto l’occhio del ciclone, con un’ondata di odio che nessuna donna bianca potrà mai immaginare.

Ed è da questo che scaturisce la riflessione di oggi, si sta facendo un grande, giustissimo, eco sull’ invisibilizzazione delle persone intersex, ma le donne BIPOC della comunità LGBTQIAPK+ non possono lottare solo basandosi sul genere o sulla loro identità, devono basarsi solo sul colore della pelle, perchè la gente prima di ogni altra cosa quello vede, ed è questo che Sojourner Truth nel suo discorso voleva dire: alle donne bianche aiutano a portare le valigie perchè sono donne, a me no perchè sono una donna sì ma nera.

Lottare per Imane parlando di intersexphobia senza parlare di razzismo è come chiedere a Imane, e a tutte le altre atlete di lottare sulla base della loro identità di genere ma non sul loro colore della pelle: in sintesi, state chiedendo a Imane di lottare come una donna bianca.

Imane è brown, e fino a che la lotta non verrà intersecata, la strada verso lo smantellamento della deumanizzazione sarà ancora lunga.

TRADUZIONE: 

Title: Aint’I a woman?

Disclaimer: Both terms “colorato” in Italian and “colour*d” in English, are terms that have been used towards the creator of this column, an Italian woman of Afro-American and Afro-Peruvian Latina descent, who has chosen to reclaim the terms that were used against her. The violence these terms carry is no less severe than the slurs often used. The desire to reclaim these terms is in no way intended to trigger or offend the readers, which is why we feel it is important to clarify the reason for the use of these words.

Disclaimer: In this text, we have chosen to use feminine-inclusive language to address the topic of BIPOC female bodies in sports. In doing so, we do not intend to disrespect the various forms of gender identity that may be encountered.

Sojourner Truth, African American activist, famously said in her most renowned speech, and sadly, her words are still relevant today: “Ain’t I a woman?”

When this post is published, it will probably be autumn, and many people will have already forgotten what happened this summer. That’s why it’s important to write everything while emotions are still “fresh.”

Imane Khalif, a female, cisgender boxer, is enduring unspeakable violence simply because she is an intersex woman and, above all, a brown woman. The violence she is facing is rooted in pure white supremacy, supported by white feminism, in which TERFs wasted no time in making their voices heard. They didn’t hesitate to further erase the intersex community, while at the same time dehumanizing Imane because she is a brown woman.

TW Transphobia, Intersexphobia, Queerphobia.

“Imane is a man, look at those muscles” or “it doesn’t matter if she was raised as a woman, biologically she’s a man”—these are the comments made by so-called “journalists” who use their trash publications to spread statements filled with hate and violence, alluding to physical and somatic traits that, for us BIPOC women, are all too familiar and recurring.

Serena Williams, Simone Biles, and the list goes on.

Not only is there the dehumanization of an intersex woman, but also the dehumanization of a BROWN woman, who is facing this hatred primarily because she is brown. Anyone who says otherwise knows they are lying, because to this day, we have yet to see white women face the same treatment.

We always have a body that’s “too masculine,” we always have the “wrong” hair, there’s always something that isn’t right. Why?
We’re always “women who look like men,” even when we don’t play sports (e.g., Michelle Obama), we’re always “too strong,” and when we try to be “feminine” as Western society imposes on us, even if we might not even be Western ourselves, “our hair isn’t acceptable, we need to take off the veil, more makeup wouldn’t hurt, but still keep it modest.”

What do you want from us? What do you want from our athletes? You want them to be white, but they aren’t white, they don’t want to be, and they never will be.

Admit it: do you want our athletes to be “feminine” (which, by the way, in case anyone missed it, a person is free to be whoever they want), or do you just want them to be white athletes?

You want us to be strong to represent the country, but not too strong to represent ourselves, because then we are no longer tokens. If we can’t be tokens, something’s wrong—we can’t be women because we’re not like white women.

Sometimes we wonder if it’s better to be completely ignored by the media, like the racialized athletes of the Italian national team, or to be subjected to unspeakable violence, which sometimes isn’t easy for everyone to handle.

Whether they like it or not, BIPOC athletes have little choice: to be invisible or to be under the eye of the storm, with a wave of hatred that no white woman can ever imagine.

This brings us to today’s reflection. There is, rightly so, a growing awareness around the invisibilization of intersex people, but BIPOC women within the LGBTQIAPK+ community cannot fight solely based on gender or identity. They must fight primarily based on the color of their skin, because that’s what people see first and foremost. This is exactly what Sojourner Truth meant in her speech: white women are helped with their luggage because they are women, but I am not, because yes, I am a woman, but I am Black.

Fighting for Imane by discussing intersexphobia without addressing racism is like asking Imane and all other athletes to advocate based on their gender identity but not on the color of their skin. In essence, you’re asking Imane to fight as if she were a white woman.

Imane is brown, and until the struggle is intersectional, the road to dismantling dehumanization will remain long and arduous.


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