Sono stufa di essere grata.

da Alessia

Disclaimer: I termini “colorato” e “colour*d” sono stati usati intenzionalmente da chi ha creato la rubrica, Italiana nera di origine Afro-statunitense e Afro-Latina Peruviana. Ho deciso di riappropriarmi di questi termini, la cui violenza non è da meno rispetto agli slurs più eclatanti. Riappropriandomi di quei termini non voglio tuttavia in nessun modo triggerare le persone che leggono, motivo per cui ci ho tenuto a specificare le mie motivazioni. 

Titolo provocatorio, quello scelto.

Spero di aver attirato la vostra attenzione.

Ci tengo a precisare una cosa prima di cominciare questa riflessione.

Io sono grata per tantissime cose che ho nella mia vita, e penso che chi non sia grat* per ciò che ha, lo dia per scontato e pretenda sempre di più sia al contrario un ingrat*.

Penso sia giusto riconoscere che molte persone vivono talmente immerse nei loro privilegi  che non si rendono conto nemmeno dei privilegi di cui  beneficiano.

Se una persona non ha mai avuto bisogno di lavorare in vita propria, probabilmente non si rende conto del privilegio che ha a non dover soffrire per un lavoro precario, a tempo determinato, finire in cassa integrazione o essere licenziat* per taglio del personale. Lo potrà capire fino ad un certo punto. Ho avuto periodi in cui non trovavo lavoro, e lo stress mentale era enorme, e oggi sono felice di star lavorando serenamente.

Se una persona non ha mai pagato per avere accesso al servizio sanitario del proprio Paese non si renderà mai conto di quanto questo, pur con le sue difficoltà ed errori, ti garantisce la salute. Ho vissuto in Paesi che questo mondo ancora colonialista chiamerebbe “del primo mondo”, in cui dell3 segretari3 si sono rifiutate di ammettermi in clinica, se non fossi stata accompagnata da una persona che parlava la lingua, perché “la tua tonsillite rende impossibile capirti”… 2 anni dopo ho dovuto accompagnare un amico in ambulanza, perché i paramedici dell’ambulanza mi dissero: o vieni tu per tradurre o lo lasciamo qua. Questo amico aveva un probabile ictus, e lo avrebbero lasciato  lì. Ora sono contenta di vivere in un posto in cui, scusate il francesismo, queste stronzate non le sento più.

Se una persona non ha mai patito la fame o non si è mai preoccupat* di non avere del cibo nel piatto non si renderà subito conto di quanto molte persone non siano così privilegiat*, e più una persona è privilegiata su diritti fondamentali dell’essere umano e più sarà distaccata da una realtà, la nostra, dove tutt* noi abbiamo visto, o sentito, di madri costrette a rubare latte per i figli dal supermercato. Io ho vissuto la povertà, ma non al punto di patire la fame, o la sete, di essere disidratata, di morire di fame. Quando tornai nel Paese originario di mia madre vidi mia nonna dare un piatto di riso a dei bambini, mi raccontò che erano due orfani ed era quello il loro unico pasto della giornata, dormivano per strada e non avevano nulla. Li guardai negli occhi e chiesi loro quanti anni avessero, e quando seppi che avevano la mia età cominciai a piangere, piansi tutto il giorno.

Sono molto grata per ciò che ho.

Ma.

Tuttavia.

Anche se.

Sono stanca di sentirmi dire da persone che non sanno cosa posso provare, tanto sono privilegiat*, di essere grata.

Perché io sono grata, mentre le persone che non sono come me non possono capire, dovrebbero tacere.

Mi spiego meglio, nel caso ci sia chi non ha capito cosa intendo con “persone che non sono come me”.

Quando una persona bianca dice ad una persona nera: “sii content* per il lavoro che hai”. è stancante.

Quando una persona abile dice ad una persona disabile: “accontentati che almeno qualcuno pensa ai tuoi bisogni”, è frustrante.

Quando una persona considerata socialmente bella e attraente (per esempio nella nostra società una persona magra) dice ad una persona socialmente considerata brutta e non attraente (tipo una persona grassa): “l* tu* partner avrà anche un caratteraccio, ma quando ti ricapita di stare con un* così”, è triggerante.

Perché forse la persona nera ha lottato di più, spesso molto di più, di altre persone bianche per ottenere quel lavoro, e magari non ha nemmeno la stessa paga.

Perché magari quella persona disabile ha dovuto cercare delle istituzioni o dei luoghi in cui i propri bisogni venissero ascoltati, e magari per questi bisogni deve pagare di più rispetto ad altre persone abili.

Perché una persona grassa ha tutto il diritto di stare con una persona e di lasciarla se l* partner non è la persona adatta a lei, senza sentirsi in colpa per aver perso El Dorado.

Tutto questo dà fastidio perchè il sottotesto di queste affermazioni è : “è più di quel che meriti, accontentati”.

Quando dite ad una persona BIPOC: “sii grat* che ti ha preso a fare le pulizie”, chiedetevi: lo direste pure ad una persona bianca? 

Quando dite ad una persona disabile: “eh menomale che sono preparat* per i tuoi bisogni”, chiedetevi: lo direste pure ad una persona abile?

Quando dite ad una persona grassa: “tienitelo stretto, quando ti ricapita?” riferito ad un partner, magari pure abuser, ma pur sempre un partner, chiedetevi: lo direste pure ad una persona magra?

No.

No.

E ancora no.

E allora tacete.

Le briciole da parte di chi non può capire non le voglio, le briciole da parte di chi non fa nulla per smantellare questo mondo iniquo da cui trae beneficio a discapito di altr3 non le voglio, le briciole mi danno fastidio.

Perché se non foste parte del problema non mi direste di essere grata, capireste che tra tutt* siete le ultime persone che dovrebbero dirlo.

Non voglio essere grata per le briciole, specie se questa “gratitudine” ti deve far sentire differente, diversa dalle altre persone, non alla pari, l’unica.

Non dovremmo essere grat* per diritti fondamentali che le persone umane dovrebbero avere, specie se “il reminder” sulla gratitudine proviene da chi nel privilegio ci sguazza.

Non devo essere grat* di essere accettat* e non devo essere grat* di essere tollerat*.

In un mondo come il nostro, dove il tasso di povertà si alza ogni giorno, le diseguaglianze aumentano ed il divario tra chi è grat* e chi non ha nemmeno mai dovuto esprimere gratitudine diventano sempre più evidenti, forse sono proprio queste persone a dover essere grat*, che ancora molt* di noi non abbiano aperto gli occhi, e non lottino per un mondo più equo, in cui tutt* dovremmo essere grat* allo stesso modo.

***

ENGLISH TRANSLATION

Disclaimer: The terms “colorato” in Italian and “color*d” in English are both terms that were used against the person who created this column for the website, a Black Italian woman of African-American and Afro-Latina Peruvian descent, who decided to reappropriate them. The violence of these terms is no less than that of other slurs. However, the desire to reappropriate those terms is in no way meant to trigger the readers, which is why we are keen to specify why these words were chosen.

A daring title, this one.

I hope I have caught your attention.

I would like to make one thing clear before starting this reflection.

I am grateful for so many things in my life. I do believe that those who are not grateful for what they have, those who take everything for granted and always demand for more are, on the contrary, ungrateful.

I think it is fair to recognise that many people are so immersed in their privilege that they do not even realise how much they have.

If a person has never needed to work in their life, they probably do not realise what a privilege it is not to have to suffer through precarious, temporary jobs, with the looming threat of being laid off due to job cuts. I have lived through times when I could not find a job, and the mental stress was enormous, so nowadays I am glad to be working peacefully.

If a person has never paid for access to their country’s health service, they will never realise how much it guarantees your health, even with all its difficulties and faults. I have lived in countries that are part of what the colonialist world would like to call “first world”. Here, receptionists refused to admit me to the clinic unless I was accompanied by a person who spoke the language, because ”your tonsillitis makes it impossible to understand you”. Two years later I had to accompany a friend in an ambulance, because the paramedics told me: either you come and translate or we leave him here. This friend was likely going to have a stroke, and they were going to leave him there. Now I’m glad to live in a place where, pardon my French, I don’t hear that kind of bullshit anymore.

Those who have never gone hungry or worried about not having food on their plate will not immediately realise how many people are not as lucky. The more privileged a person is in terms of fundamental human rights, the more detached they will be from reality: our reality, where we have all seen, or heard, of mothers being forced to steal supermarket milk for their children. I have experienced poverty, but not to the point of being hungry, or thirsty, or being dehydrated, or dying of hunger. When I returned to my mother’s home country I saw my grandmother give a plate of rice to some children, she told me that they were two orphans and that was their only meal for the day, that they slept on the street and had nothing. I looked at them in the eyes and asked them how old they were, and when I heard they were my age I started to cry, I cried all day long.

I am very grateful for what I have.

But.

However.

Although.

I am tired of being told to be grateful by people who are so privileged they can’t imagine what I feel.

Because I am grateful. People who are not like me cannot understand, and should keep quiet.

Let me explain further, as to avoid any misunderstanding regarding what I mean by ”people who are not like me”.

When a white person tells a Black person, ”be happy for the job you have”, it is tiresome.

When an able-bodied person tells a disabled person ”be happy, at least someone has thought about your needs”, it is frustrating.

When a person who is considered conventionally attractive (e.g. a thin person, in our society) tells a conventionally unattractive person (a fat person, by society’s standards): ”your partner may have a bad temper, but when are you ever going to get someone like that again?”, it is triggering.

It may very well be that a Black person has struggled more, often considerably so, than white people to get the same job. And perhaps they don’t even enjoy the same pay.

It may very well be that a disabled person has had to look for institutions or places where their needs are heard. Perhaps they have to pay more than able-bodied people in order to accommodate those needs.

It may very well be that a fat person has every right to be with someone and leave them if they are not a good match, without feeling guilty for losing a ticket to the chocolate factory.

This is all particularly annoying because the subtext of these statements is all the same: it’s more than you deserve, settle for it.

When you tell a BIPOC person “be grateful you got the cleaning job”, ask yourself: would you also say that to a white person? 

When you tell a disabled person “good thing I can accommodate your needs”, ask yourself: would you also say that to an able-bodied person?

When you tell a fat person “don’t let ‘em go, when will you get another chance like this?” referring to a partner, maybe even an abusive one, ask yourself: would you say that to a thin person?

No.

No.

And still no.

Then be silent.

I don’t want crumbs from those who cannot understand, I don’t want crumbs from those who do nothing to dismantle this vicious world from which they benefit at the expense of others. I don’t want crumbs, crumbs bother me.

If you all weren’t part of the problem, you wouldn’t tell me to be grateful, you would realise that you, out of everyone, should be the last to say that.

I don’t want to be grateful for crumbs. Especially when this gratitude is supposed to make you feel different, different from other people, not equal, left out.

We should not be grateful for basic rights that humans should all have. Especially if the reminder about gratitude comes from those who wallow in privilege.

I don’t have to be grateful to be accepted and I don’t have to be grateful to be tolerated.

In a world like ours, where poverty rates are rising every day, inequalities are increasing and the gap between those who are grateful and those who have never even had to express gratitude is getting deeper, perhaps it is those very people who should be grateful. Grateful that many of us have not opened our eyes yet, and are not fighting for a fairer world in which all of us would be equally grateful.


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