LAVORO STAGIONALE: SFRUTTAMENTO AUTORIZZATO SU* GIOVANI

Da: Sofia Dora Bolanos Campbell

Con l’inizio dell’estate si sentono spesso molt* imprenditor* lamentarsi perché non sono riuscit* a trovare personale per la stagione. Il settore turistico purtroppo vive di questo, di persone disposte a lavorare a ritmi allucinanti 3 o 4 mesi all’anno, specialmente giovani. Analizziamo questo fenomeno.

Da sempre, chi svolge lavoro stagionale sono giovani, magari student* che devono pagare università, affitto, utenze e spese varie in inverno e si possono permettere di lavorare solo in estate. I dator* di lavoro sfruttano questa peculiarità per proporre “finti” contratti part-time, per poi far lavorare l* propr* dipendenti un quantitativo spropositato di ore in condizioni precarie e pericolose. Ovviamente lo stipendio è al di sotto del minimo sindacale, con paghe che possono arrivare fino a 4 o 5 euro all’ora. Per non parlare di chi lavora in nero o di chi fa straordinari non retribuiti. Lavorare senza garanzie e sicurezze, con tutti i pericoli del caso, serve solo a rendere la vita de* dator* di lavoro più semplice ma quella de* dipendenti un inferno.   

“Il lavoro stagionale potrebbe essere un’opportunità per studenti – lavoratori, ma spesso è l’unica scelta disponibile che non garantisce una stabilità del reddito pur con l’integrazione della Naspi al raggiungimento dei requisiti di accesso. Proprio sulla Naspi la Cgil ha ribadito come l’intervento di riduzione previsto dal D.lgs 4 marzo 2015 n. 22 abbia penalizzato i lavoratori stagionali.”

Le mansioni che vanno per la maggiore sono: camerier*, receptionist, bagnin*, lavapiatti, animator* e  barista. Si tratta quindi di figure vitali per portare avanti una qualsiasi azienda che opera nel settore turistico. 

Succede che l* giovani spesso non riescono a sottrarsi a queste condizioni di lavoro, mantenersi senza l’aiuto della famiglia in un paese in cui vivere diventa sempre più costoso purtroppo non lascia scelta. C’è anche chi deve svolgere tirocini universitari per lunghi periodi, che come ben sappiamo non sono retribuiti. A questo punto potrebbe scaturire una riflessione su* “giovani che non hanno voglia di lavorare”, frase tipica de* boomer che quando facevano l* lavorator* stagionali loro potevano permettersi di comprare la macchina a fine stagione (storia -ahimé- vera). 

Per non parlare poi del riposo, parola molto antipatica a* dator* di lavoro. Il giorno di riposo settimanale non è sempre, anzi quasi mai, garantito. Bisogna spremere fino alla fine le energie di chi lavora, perché in quei pochi mesi si deve fatturare abbastanza per arrivare alla stagione successiva. Spesso c’è chi arriva al burn out, o nel peggiore dei casi fa uso di droghe per essere sempre prestante e produttiv* (come il caro, vecchio capitalismo vuole). Chi invece è stat* graziat* col giorno di risposo, non sempre riesce veramente a riposarsi perché l’ansia di dover tornare a lavorare il giorno seguente non l* abbandona, rendendol* impossibile “staccare la spina”. 

C’è poi chi offre vitto e alloggio, naturalmente, in condizioni schifose. A* lavorator* viene dato cibo scaduto e alloggi in posti insalubri e pericolosi. 

In classifica troviamo anche que* dator* di lavoro che: “ti sei ammalat* e non riesci a lavorare? Lavori lo stesso, e se proprio non riesci ti decurto soldi dallo stipendio per quelle poche ore che hai chiesto di riposo rispetto al tuo orario di lavoro.” 

Passiamo poi a quei posti che di cose a norma di legge ne hanno poche, mettendo a rischio la sicurezza di chi lavora e dei propri clienti…cucine pericolanti, strutture fatiscenti, cibo dalla provenienza sospetta, igiene discutibile e così via. 

In tutto ciò, dov’è l’ispettorato del lavoro? Serve più rigidità nei controlli, ma spesso sono le istituzioni stesse a “chiudere un occhio”.

Ci sono -ovviamente- differenze tra uomini e donne:

 Sono poco più di 650.000 (650.989) gli occupati legati ad attività stagionali, come rilevati dall’Inps nel 2022 che hanno lavorato almeno per una giornata. Il 50.5% sono donne e il 49.5% uomini. Senza sostanziali differenze in termini di giornate lavorate, la retribuzione annuale media per gli uomini è di 8.793 euro e di 7.265 euro per le donne.”

Non dimentichiamoci che le donne subiscono anche molestie e abusi sul luogo di lavoro, e spesso succede che magari è proprio l* dator* di lavoro a farli, senza lasciare possibilità alla donna di potersi difendere senza perdere il lavoro. 

Ultimamente si parla di overtourism, e di come stia creando problemi non solo al patrimonio artistico-naturalistico di molti posti, ma anche a livello economico-sociale, in quanto gli affitti brevi hanno fatto lievitare i prezzi delle città. Qualcun* ha mai pensato che per garantire i servizi a tutt* quest* turist* verrà attuato ancora più sfruttamento nei confronti di chi fa lavoro stagionale? Indovinate invece chi si arricchirà. Più turismo, più soldi, stagionali ancora più sfruttat* con stipendi da fame. La quintessenza della lesione della dignità personale e dei diritti dei lavorator*. 

“La fotografia che emerge sull’occupazione ci dice che siamo di fronte a una crescita dei numeri espressi dal settore, che però non si accompagna alla crescita della qualità del lavoro. Eppure, il dibattito generale e la politica, all’avvicinarsi di ogni stagionale del turismo balneare, si concentrano sul mantra della mancanza di lavoratori, sul problema della mancanza di competenze. […] La verità da cui partire è che le lavoratrici e i lavoratori diretti e indiretti del turismo non dicono no al lavoro, dicono no alla precarietà, all’illegalità e allo sfruttamento. Perché quello che è difficile trovare è un’offerta lavorativa regolare, disciplinata dai contratti nazionali siglati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative, con la retribuzione che questi prevedono, turnazioni nella norma, straordinari pagati, riconoscimento dei dovuti riposi, ferie, malattia.”

I risvolti psicologici che ha lavorare con questi presupposti sono dei peggiori, arrivare a fine turno e non sentirsi più un essere pensante, una persona, dovrebbe essere inaccettabile. Eppure, i ritmi frenetici, l’assenza di riposo e la pressione ad essere sempre al massimo, logora lentamente le persone, le quali si ritrovano a fine stagione ad essere degli zombie, degli automi senz’anima. Non è un’esagerazione, sono le conseguenze di un sistema sbilanciato in cui il profitto è l’unica cosa che conta. Stiamo parlando di pura disumanizzazione. Lo spirito di sacrificio tanto caro alle vecchie generazioni è una delle cose più tossiche ad essere stata normalizzata, ma non è detto che debba applicarsi anche alle nuove generazioni, le quali hanno capito che il lavoro NON nobilita l’uomo, anzi.   

Il lavoro in cui la persona  si aliena, è sacrificio di sé stess* e mortificazione, lo diceva Marx. 

Ma non finisce qui, oltre a orari di lavoro estenuanti e paga indecente, i lavorator* stagionali devono pure sentirsi dire di ringraziare per quel poco che viene concesso loro. Ci chiediamo ancora perché non se ne trovano più così tant* come un tempo? L* giovani sono stanch* di farsi sfruttare e chiedono paghe più alte e condizioni di lavoro umane, ma c’è sempre l* boomer di turno che spunterà da dietro l’angolo a dire che ai suoi tempi l* lavorava il doppio, senza riposare mai e aveva ancora energie a fine giornata per fare festa. Ah, insegnaci la vita. 

Come si può vivere in un paese che autorizza tutto questo? La politica sa, ma non agisce. Approfittarsi della parte di popolazione under 35 è troppo comodo e profittevole per uno stato in cui l* stess* vengono ignorat* e tacciat* di pigrizia e svogliatezza, è un circolo vizioso a cui risulta difficile sottrarsi. L* giovani non hanno scelta, rinunciare ad essere indipendent* o soffrire qualche mese all’anno per potersi permettere di vivere? Non è vittimismo come molti pensano, è la realtà dei fatti. 

Quando andate in vacanza, riflettete sulle condizioni di lavoro di chi vi porta i piatti al tavolo, di chi vi prepara l’aperitivo o di chi si occupa delle vostre richieste 24 ore su 24.  Siete ancora convint* che l* giovani non hanno voglia di fare niente?

TRADUZIONE

***

SEASONAL WORK: AUTHORIZED EXPLOITATION OF YOUNG PEOPLE

With the beginning of summer, you often hear many entrepreneurs complaining because they have not been able to find staff for the season. Unfortunately, the tourism sector lives on this, relying on people willing to work at a mind-blowing pace for three to four months a year, especially young people. Let’s analyze this phenomenon.

Seasonal workers have always been young people, perhaps students who have to pay for university, rent, utilities, and other expenses in the winter and can only afford to work in the summer. Employers exploit this situation by proposing “fake” part-time contracts, and then making their employees work an excessive amount of hours in precarious and dangerous conditions. The salary is below the minimum wage, with wages as low as 4 or 5 euros per hour. Not to mention those who work illegally or do unpaid overtime. Working without guarantees and security, with all the dangers that this entails, only benefits employers and turns employees’ lives into a nightmare.

Seasonal work could be an opportunity for student-workers, but it is often the only choice available that does not guarantee income stability even with the integration of Naspi upon reaching the access requirements. Precisely on Naspi, the Cgil reiterated how the reduction intervention outlined in Legislative Decree 4 March 2015 n. 22 has penalized seasonal workers.”   Source: www.cgil.it

The most popular roles are waiters, receptionists, lifeguards, dishwashers, entertainers and bartenders. These are therefore vital figures for running any company that operates in the tourism sector

Young people often cannot escape these working conditions. Supporting themselves without the help of their family in a country where living is becoming increasingly expensive unfortunately leaves no choice. Some have to do university internships for long periods, which as we all know are unpaid. At this point a reflection could arise on “young people who do not want to work“, a typical phrase from boomers who, when they were seasonal workers, could afford to buy a car at the end of the season (a true -alas- story).

Not to mention rest, a word that employers don’t like. The weekly day of rest is not always, or rather rarely, guaranteed. You have to squeeze the energy out of those who work until the end because, in those few months, you have to make enough money to get to the next season. Often some get burned out, or in the worst cases use drugs to always be performing and productive (as our dear old capitalism wants). Those who have been granted a day of rest, on the other hand, are not always able to truly rest because the anxiety of having to go back to work the following day does not abandon them, making it impossible for them to “switch off”.

Then there are those who offer food and lodging, of course, in disgusting conditions. Workers are given expired food and lodging in unhealthy and dangerous places.

Also on the list are those employers who: “You got sick and can’t work? You work anyway, and if you really can’t work I’ll deduct money from your salary for those few hours you asked for rest from your working hours.”

Let’s move on to those places that have very few things in compliance with the law, putting the safety of those who work and their customers at risk… unsafe kitchens, dilapidated structures, food of suspicious origin, questionable hygiene, and so on.

In all this, where is the labor inspectorate? Stricter controls are needed, but often it is the institutions themselves that “turn a blind eye”.

There are -obviously- differences between men and women: “There are just over 650,000 (650,989) workers employed in seasonal activities, as detected by INPS in 2022, who have worked for at least one day. 50.5% are women and 49.5% are men. Without substantial differences in terms of days worked, the average annual salary for men is 8,793 euros and 7,265 euros for women.” Source: www.cgil.it

Let’s not forget that women also suffer harassment and abuse in the workplace, and often at the nads of the employer, leaving them with no possibility to defend themselves without losing their jobs.

Lately, there has been talk of overtourism, and how it is creating problems not only for the artistic and natural heritage of many places but also at a socioeconomic level, as short-term rentals have driven up prices in the cities. Has anyone ever thought that to guarantee services to all these tourists, even more exploitation will be implemented against those who do seasonal work? Guess who will get rich instead. With more tourism and more money, seasonal workers are even more exploited with starvation wages. The quintessence of the violation of personal dignity and workers’ rights.

The picture that emerges on employment tells us that we are facing growth in the numbers expressed by the sector, which however is not accompanied by improvement in the quality of work. And yet, the general debate and politics, as each beach tourism season approaches, focus on the mantra of the lack of workers, on the problem of the lack of skills. […] The truth to start from is that the direct and indirect workers in tourism do not say no to work, they say no to precariousness, illegality, and exploitation. Because what is difficult to find is a regular job offer, regulated by national contracts signed by the most representative trade unions, with the wages that these provide, normal shifts, paid overtime, recognition of due rest, holidays, sick leave.” Source: www.cgil.it

The psychological consequences of working under these conditions are among the worst. Getting to the end of a shift and no longer feeling like a thinking being, like a person, should be unacceptable. Yet, the frenetic pace, the lack of rest, and the pressure to always be at the top, slowly wears people down. They find themselves at the end of the season as zombies, soulless automatons. This is not an exaggeration, these are the consequences of an unbalanced system in which profit is the only thing that matters. We are talking about pure dehumanization. The spirit of self-sacrifice, so dear to the older generations, is one of the most toxic things that have been normalized, but it is not a given that it should also apply to the new generations, who have understood that work does NOT ennoble man, on the contrary. Work in which a person is alienated is self-sacrifice and mortification, Marx said so.

But it doesn’t end there, in addition to grueling working hours and indecent pay, seasonal workers also have to be told to be thankful for the little they are given. We still wonder why there aren’t as many of them as there used to be. Young people are tired of being exploited and are demanding higher wages and humane working conditions, but there’s always the boomer on duty who will pop up from around the corner to say that in their day they worked twice as hard, never rested, and still had energy at the end of the day to party. Ah, teach us about life.

How can you live in a country that authorizes all this? Politics knows but does not act. Taking advantage of the under-35 population is too convenient and profitable for a state that ignores and accuses them of laziness and listlessness. It is a vicious circle from which it is difficult to escape. Young people have no choice, but to give up being independent or suffer a few months a year to be able to afford to live. It is not victimism as many think, it is the reality of the facts.

When you go on vacation, think about the working conditions of those who bring your food to the table, those who prepare your aperitif, or those who take care of your requests 24 hours a day. Are you still convinced that young people don’t want to do anything?

Post: Sofia

Edit: Barto

Traduzione: Antonella

Edit traduzione: Teresa

Grafica: D.E.I. Futuro Antirazzista

Pubblicazione: Alessia


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