Disclaimer: I termini “colorato” e “colour*d”sono stati utilizzati nei confronti di chi ha creato la rubrica, Italiana nera di origine Afro-statunitense e Afro-Latina Peruviana che ha deciso di riappropriarsi dei termini citati, la cui violenza non è da meno rispetto agli slurs più comunemente diffusi. Il desiderio di riappropriarsi di questi termini non vuole tuttavia in nessun modo triggerare le persone che leggono, motivo per cui teniamo a motivare la scelta dell’uso delle parole che troverete scritte.
Per gelosia familiare non intendo ciò che comunemente riconosciamo come gelosia, qualcosa che ci è familiare perché lo abbiamo agito o vissuto sulla nostra pelle, parlo proprio di gelosia all’interno del nucleo famigliare.
Se appartenete ad una famiglia dove non c’è gelosia, siete persone privilegiate.
Come esseri umani, tutt3 noi abbiamo provato gelosia verso qualcun*, tutt3 noi abbiamo desiderato qualcosa che non avevamo ma che al tempo stesso aveva qualcun* altr*, non è un sentimento nuovo…
Tuttavia, la gelosia pura, che muta in invidia nei confronti di un familiare, è una delle esperienze più dolorose che si possano attraversare.
In particolare quando si parla di famiglie economicamente e socialmente svantaggiate, vi è desiderio di rivalsa e senso di rivincita, specie se si pensa ai periodi duri passati durante l’infanzia o nelle fasi delicate della nostra vita.
Inoltre, a volte, quando le famiglie sono numerose, questo meccanismo viene addirittura amplificato e enfatizzato da figure genitoriali che alimentano uno spirito competitivo malsano all’interno della famiglia, dando vita alla ricetta ideale per un disastro alla portata di tutt*.
“Tua sorella è proprio brava”.
“Tuo fratello è proprio bello”.
“Tua cugina ha una bella casa”.
“Tuo cugino ha un bel lavoro, sta bene”.
Ed ecco che un click nella nostra testa cambia tutto e si parte.
Nelle famiglie BIPOC il problema spesso viene ulteriormente amplificato: se vieni da una famiglia povera devi “vincere” contro la vita, se vieni da una famiglia ricca devi dimostrare che qualunque cosa tu abbia “te la meriti” e non essere una di quelle persone BIPOC benestanti o ricche (che restano poche se comparate alle persone bianche) che “sprecano le loro opportunità”.
Devi dimostrare che i sacrifici dei tuoi genitori sono valsi a qualcosa, e se non hanno fatto sacrifici devi comunque dimostrare loro come rompere il ciclo di povertà ed avere successo.s
Se invece la tua famiglia è ricca devi dimostrare di meritarlo, mantenendo quello status.
Nelle famiglie BIPOC poi, il tutto viene complicato da una catena di commenti pericolosi che sono all’ordine del giorno:
“Lei è più carina, ha tratti somatici più sottili”.
“Lei potrebbe passare per una bambina mista, metà bianca”.
“Lei è più chiara comunque, il suo naso è più piccolo”.
La competizione, la gelosia, l’invidia, vengono mischiati al colorismo e razzismo, inglobando le persone in una rete neocolonialista dove non solo devi dimostrare di avere successo, ma devi dimostrarlo al punto tale da “essere considerata da una persona bianca”, come sua pari.
Sono discorsi orribili, ma una persona BIPOC in una famiglia colorista questi discorsi almeno una volta li ha sentiti, non è inusuale.
Purtroppo, a causa di ciò, si tesse una brutta rete, fatta di gelosie, bugie, tranelli, invidie al fine di poter dire “ho vinto nella vita”, e mostrarsi come una persona di successo agli occhi della società.
Da principio si inizia a guardare ciò che fanno altri familiari,si tenta di “prendere ispirazione” dal contesto per potersi migliorare.
Ma da questa “ispirazione” benigna si passa presto alla “competizione”.
Questa competizione può diventare “rabbia” nel caso in cui si “perda la gara” con * familiar*, e diventi sdegno nei confronti de* “sconfitt*”, perché è scattato il meccanismo in cui voi siete meglio.
Si comincia a tenere le persone a distanza, poiché la gelosia diventa invidia e ti pervade al punto tale che non puoi stare vicino a quella persona, ma non puoi fare a meno di vedere cosa l’altra persona fa, perché la competizione deve andare avanti.
E ti chiedi come si sia passati dalla voglia di riscatto alla competizione con un’altra persona, al punto tale che l’obiettivo non conta più, conta solo superarl*.
Lo sdegno per quella persona può anche trasformarsi in disgusto, inizi a parlarne male, arrivando anche alle calunnie.
“Non ci credo che fa quello che fa, sarà aiutat*”
“Sì fino a che mamma e papà proteggono X ovvio che va avanti”
Fino a trasformarsi in denigrazione: .
“Non saresti nessun* se non avessi ricevuto aiuto”.
“Tu da sol* non ce l’avresti fatta”.
E parte la diffamazione.
“Ad aprire le gambe ci riescono tutt*”.
“Ha finto di prendere soldi in prestito, li ha rubati”.
“Usa le persone”.
“Stai attent*, quella persona è cattiva”.
Prima o poi, arrivi ad un punto in cui non puoi far più finta di niente e ignorare ciò che sta succedendo: prima o poi ti rendi conto di avere a che fare con una persona invidiosa.
Ed è a quel punto che pensi, com’è accaduto tutto questo? Come siamo arrivat* da “tua sorella è proprio brava” a “stai attent*, è una persona cattiva?”
Ho incontrato famiglie in cui * figl* sono arrivati a non parlarsi per anni. Fratelli e sorelle che si sono calunniati a vicenda, fratelli e sorelle che si sono minacciati, querelati, che non si sono parlati nemmeno ai funerali dei loro genitori, tutto a causa di una gelosia.
Vivere in una famiglia dove regna l’invidia può essere un incubo.
Nella mia famiglia vi è una persona che una volta disse a sua sorella: “Non voglio sapere nulla di te, né dei tuoi successi e né dei tuoi insuccessi, a me non mi interessa di te”.
Odio puro, e tanta amarezza.
Auguro a queste due sorelle di trovare la serenità, e di familiarizzare con l’unione invece che con la gelosia: pur non biasimando chi decide di rompere il ciclo staccandosi dalla propria famiglia, perché se il legame di sangue ti trascina in un vortice di tossicità e malignità, forse è meglio stare per conto proprio.
Se avete pensato, leggendo questo post, che queste cose non le avete vissute andate dai vostri genitori (se ci sono ancora) e senza dire nulla abbracciateli, siate orgoglios3 delle persone che vi hanno cresciuto, perchè molto probabilmente hanno spezzato il ciclo delle invidie familiari.
Io abbraccio mia madre ogni volta che la vedo, perché ha spezzato il ciclo generazionale di colorismo e competizione in famiglia, non senza ripercussioni e tante ferite. Ha sperato di spezzare una catena, che invece di spingerci ad andare avanti ci avrebbe trascinato indietro e portate a precipitare nel vuoto più totale.
Il percorso di una persona che rompe un ciclo di gelosie familiari è un percorso tortuoso, non senza insidie, mille difficoltà e lasciandoti dietro molte ferite ma è un percorso che ti porta fuori da un tunnel di tossicità, negatività e tanta miseria.
So che mia madre ha rotto un ciclo ed io ne ho rotto un altro, e spero che in futuro se * mie* figl* vedranno strascichi di un ciclo che non ho spezzato saranno in grado di farlo, e avranno il privilegio di vivere in una famiglia serena e priva di gelosia.
TRANSLATION
Caption IG: Feelings of jealousy can snowball into a mountain of negativity that can charge at and take down anyone.
Caption Linkedin: Jealousy is a disease. Jealousy can be deadly, and if you know a jealous or envious person, just hope they get well soon!
Disclaimer: the terms “colorato” in Italian and “colour*d” in English are both terms that have been used against the creator of this column, an Italian Black woman of African-American and Afro-Latina Peruvian descent, who decided to reappropriate them. The violence of these terms is no less than that of other more common slurs. However, the desire to reappropriate these terms is in no way meant to trigger readers, which is why we are keen to specify why these words were chosen.
In this section I would like to talk about familial jealousy, the kind of feeling that sometimes develops in nuclear family environments.
If you are part of a family where there is no jealousy, you are privileged.
As human beings, all of us have felt jealousy towards somebody, or desired something we didn’t have that somebody else had instead, it’s not a new feeling…
Yet, pure jealousy that turns into envy towards a relative is one of the most painful experiences to go through.
Especially when we talk about economically and socially disadvantaged families, there’s a sense of vindication, a thirst for revenge, especially when it comes to dealing with difficult childhoods or delicate moments in our lives.
Sometimes, when families are large, these dynamics are amplified by parent figures who foster unhealthy competitiveness inside the family. That’s an easy recipe for disaster.
”Your sister is so good”
”Your brother is so handsome”
”Your cousin has such a nice house”
”Your cousin has a really good job, he’s wealthy”
Something clicks in our brains and off we go.
In BIPOC families it often is the case that these inner workings are exasperated: if you come from a poor family, you must “win” against life, if you come from a rich family you must show “you deserve” everything you have and you’re not just one of those well-off or rich BIPOC people (who are few if compared to white people) who “waste their opportunities”.
You must show that your parents’ sacrifices are worth something.If they haven’t made any sacrifices, you still have to break the poverty cycle and be successful. If your family is rich, instead, you must show you deserve it, keeping up that status.
On top of that, in BIPOC families everything is complicated by a series of dangerous comments that are on the daily menu:
“She’s prettier, she has finer somatic traits.”
“She could pass for a mixed child, half white.”
“She haslighter skin anyway, her nose is smaller.”
Competition, jealousy, envy, are mixed with colourism and racism, trapping people in a neocolonialist web where not only they have to demonstrate being successful, but they must do it to such an extent that they could be “considered an equal” by a white person.
These are all horrible things to say, but a BIPOC person in a colourist family has heard them all at least once, it’s not that unusual.
Unfortunately, because of this, a vicious cycle is born. It is a web made of jealousy, lies, tricks, envy. All of it to be able to say “I have won in life” and achieve success in society’s eyes.
At the beginning you start looking at what other relatives do and try to “take inspiration” from them to improve yourself.
But then you rapidly go from bening “inspiration” to “competition”.
Competition may become “rage” in case you “lose the race” against your relatives. Then it becomes contempt towards “defeated ones” because you start believing you are better than them.
You start keeping people at a distance, because jealousy becomes envy and it gets so bad that you can’t bear to be in that person’s proximity because you can’t help but look at what the other person has achieved, because competition must go on.
And then you ask yourself how you went from the desire for redemption to a competition against another person, to such an extent that the goal doesn’t matter anymore, all that matters is beating them.
Scorn towards that person can also become disgust, you start speaking badly of them, even to the point of slander.
“I can’t believe they do what they do, they must have had some help.”
“Yeah, with mom and dad helping X, they are obviously going to get ahead.”
And then it becomes denigration.
“You wouldn’t be anybody if you hadn’t been helped.”
“You wouldn’t have made it alone.”
And then defamation.
“Everybody can open their legs.”
“They pretended to have borrowed money, they stole it.”
“They use people.”
“Be careful, they’re bad.”
Sooner or later, you get to a point when you can’t act as if nothing happened and ignore what’s going on: you have to come to terms with the fact that you are dealing with an envious person.
And at that point you think: how did all of this happen? How did we go from “your sister is very kind” to “be careful, she’s a bad person”?
I have met families whose children haven’t been talking for years. Brothers and sisters that have slandered each other, brothers and sisters that have threatened or sued each other, that didn’t talk to each other even at their parents’ burial, only because of jealousy.
Living in a family where envy reigns can be a nightmare.
In my family, there is a person that once told their sister: “I don’t want to know anything about you, not your achievements nor your failures, I don’t care about you.”
Pure hate, and a lot of bitterness.
I wish these two sisters found serenity and harmony instead of jealousy. Still, I won’t blame those who decide to break the wheel by getting away from their own family, because if blood ties drag you in a turmoil of toxicity and nastiness, maybe it’s better to be on your own.
If you have thought, reading this post, that you have never been through something similar, go to your parents (if they are still here) and hug them without saying anything, be proud of the people who raised you, because in all likelihood they have broken the cycle of familial jealousy.
I hug my mother every time I see her, because she broke the generational cycle of colourism and competition in my family – and not without consequences and a lot of wounds. She broke the chain, which, instead of pushing us to go ahead, would have dragged us behind and brought us down into a bottomless void.
The journey of a person who breaks the cycle of family envy is a dirt road, not free of hidden dangers, difficulties and sharp edges that will leave you wounded, but it’s a journey that takes you out of a downward spiral of toxicity, negativity and misery.
I know my mother broke a cycle and I have broken another. I hope that in the future, if my children will see the remains of a cycle I haven’t broken, they will be able to break it themselves, and that they’ll have the privilege of living in a peaceful family free of envy.
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